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    Avv. Iurilli: “Con la pandemia è aumentato il tempo totale dell’attività di gioco online”
    Cristiano Iurilli, esperto del settore e docente di giurisprudenza all’Università di Tor Vergata, durante un’intervista a RadioInBlu ha spiegato la situazione attuale del gioco d’azzardo online e quello che si



    azzardo

    Cristiano Iurilli, esperto del settore e docente di giurisprudenza all’Università di Tor Vergata, durante un’intervista a RadioInBlu ha spiegato la situazione attuale del gioco d’azzardo online e quello che si potrebbe fare per migliorarla, dichiarando: “Da un punto di vista di dati, mi riferisco a quelli forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, si evince che c’è stato un calo nel gioco online, ma appena sono tornate le restrizioni per far fronte alla pandemia il dato ha subito un aumento. Io non parlerei di un aumento sfrenato del gioco online, ma dell’aumento del tempo dell’attività totale di gioco, argomento su cui dobbiamo riflettere. Per l’ordinamento italiano l’informazione e la pubblicità è un problema, si dovrebbe pensare ad una regolamentazione al fine di aumentare la consapevolezza e quindi la cultura del gioco degli italiani. Nel nostro ordinamento ci sono poi vari database, divisi tra loro, mentre dovremo pensare a creare dei database comuni così da incrociare i dati e trovare più facilmente i comportamenti esposti al rischio del gioco d’azzardo, andando a creare un equilibrio tra privacy del singolo giocatore e la tutela di un aspetto “pandemico”, perché il gioco d’azzardo problematico è strettamente collegato alla pandemia. Gli strumenti giuridici ci sono, ma sono difficilmente utilizzabili, un esempio è la Legge 3 del 2012, in tema di crisi da sovra indebitamento, perché quando parliamo del giocatore d’azzardo non parliamo del singolo ma di tutta la famiglia, che cerca di limitare i debiti del giocatore verso i terzi creditori”.

    tratto da press giochi.it
     
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    Anche il Sicet Cisl Piemonte chiede di non modificare la legge regionale sul gioco d’azzardo

    Dopo il blocco con 50 mila emendamenti dal parte dell’opposizione e la spaccatura all’interno della maggioranza guidata da Forza Italia (L’opposizione blocca con 50 mila emendamenti la modifica alla legge contro il gioco d’azzardo in Piemonte – Quotidiano Piemontese), anche la Sicet Cisl Piemonte chiede di non modificare la legge regionale che regola il gioco d’azzardo. Il Sicet regionale (Sindacato inquilini casa e territorio della Cisl) si unisce ai tanti che in questi giorni hanno chiesto con forza alla Giunta regionale di non modificare la legge che serve a limitare la dipendenza dal gioco d’azzardo.

    “Chiediamo alla Regione, osserva il segretario regionale Sicet, Giovanni Baratta, di concentrare i propri sforzi su altre priorità come la pandemia, il rilancio dell’economia, delle politiche sociali e delle politiche per la casa e non sulla legge regionale contro la ludopatia”.
    Per il Sicet è interessante sapere quanto costa alla Sanità regionale e ai servizi sociali dei comuni curare le persone affette da gioco d’azzardo patologico. Ed è opportuno, per loro e le loro famiglie, individuare soluzioni abitative, visto che spesso perdono la casa proprio a causa del gioco.
    Il Sicet Cisl nella sua attività quotidiana incontra persone che a causa del gioco alle cosidette “macchinette” sono diventate morose perché non hanno potuto più pagare l’affitto di casa sia in case popolari che in case private o il mutuo dell’abitazione di proprietà. Molte di loro hanno perso la casa, trascinando nella disperazione anche le loro famiglie. Per fortuna, ci sono anche persone che ce l’hanno fatta a smettere e le loro vite sono rinate, insieme a quelle dei loro cari.
    “Per queste ragioni, conclude Baratta, ritengo che una legge sulla limitazione dell’installazione delle ‘macchinette’ sul territorio sia utile perché riduce le occasioni di gioco”.


    ww.quotidianopiemontese.it/

    Azzardo: 5.000 emendamenti Pd per salvare legge regionale
    ANSA Un giorno fa
    L'Irlanda impone la quarantena per chi arriva dall'Italia. L'Ue chiede…
    Arsenal, ManUtd e Villareal passano il turno

    (ANSA) - TORINO, 14 APR - Cinquemila emendamenti per mantenere la legge regionale sul gioco d'azzardo in Piemonte. Pd, sindaci, Cgil, associazioni da Libera al Movimento dei focolari e Acli, si sono dati appuntamento in piazza Castello, oggi giorno in cui in consiglio comunale inizierà la discussione per modificare la legge. "E' una legge che va tutelata - spiegano i manifestanti - per tutelare le fasce deboli".



    I consiglieri regionali Dem Diego Sarno, Domenico Rossi e Monica Canalis seguiranno la seduta odierna con i pc dalla piazza. "Non rispondiamo alla pandemia riproponendo le slot machines - aggiungono dalle associazioni - la legge approvata nel 2016 all'unanimità sta combattendo con successo la dipendenza dall'azzardo. Alla politica si chiede di trovare risposte nuove alle ricadute occupazionali".

    "Facciamo appello al Presidente Cirio e a tutta l'Assemblea Regionale - continuano - non possiamo rispondere ai danni della pandemia riportando nei centri abitati le slot machines". Il Pd promette battaglia in aula "faremo ostruzionismo - assicura Diego Sarno - presentando cinquemila emendamenti". (ANSA).


     
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    Il gioco d’azzardo nella pandemia e le responsabilità dello Stato
    di Fabio Balocco — 12 Aprile 2021 altraeconomia.it




    Nell’ultimo ventennio in Italia il gioco d’azzardo è diventato capillare grazie al supporto istituzionale. La crisi causata dal Covid-19 e l’esplosione dell’online espone a rischi incalcolabili e drammatici. Per Maurizio Fiasco, esperto di riferimento della Consulta nazionale antiusura, è in discussione anche “il cuore della democrazia”

    Maurizio Fiasco, classe 1951, laureato in filosofia, sociologo, è uno dei maggiori esperti di gioco d’azzardo in Italia. Nel 2015 è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il gioco d’azzardo e l’usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale”. Attualmente è l’esperto di riferimento della Consulta nazionale antiusura.

    L’Italia è il paese d’Europa dove si spende di più per il gioco d’azzardo. La raccolta è passata dai 47,5 miliardi del 2008 ai 110,5 del 2019, con entrate statali in questo anno pari a 11,4 miliardi. Nell’aumento vertiginoso c’è lo zampino dello Stato che ha favorito in tutti i modi l’azzardo. Quale la sua analisi al riguardo?
    MF Negli ultimi 20 anni la distribuzione del gioco d’azzardo è divenuta capillare, pervenendo a interessare 238 mila punti di vendita sull’intero territorio nazionale (dato a fine 2017, dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio). Dopo l’introduzione delle slot machine nei pubblici esercizi (dalle iniziali 240mila previste nel 2003 si è toccato il picco di 420mila nel 2017, per poi ridiscendere a circa 280mila) e poi con le sale VLT, i Comuni hanno via via registrato degli effetti negativi per la cittadinanza (in particolare per i minori) e per l’ordinato svolgimento della convivenza civile.

    Agli inizi del 2015, peraltro, si era sentita anche un’ammissione, a denti stretti, da parte dello stesso governo. “C’è stata un’esplosione che è sfuggita un po’ al controllo di tutti, operatori e regolatori, e ha causato un’esplosione sul territorio”. Così nel marzo di quell’anno dichiarò il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, all’epoca delegato a promuovere un “riordino” delle norme sul gioco d’azzardo.

    A voler ragionare nel profondo, il gioco d’azzardo appare come matrice di un rischio anche istituzionale molto grave, fino a riguardare il cuore della democrazia. Azzardo è sinonimo di condotta temeraria, di pratiche che mettono a repentaglio valori importanti per la persona, per la società, per lo Stato di diritto. È impossibile sostenere, del resto, che 110 miliardi e mezzo di volume monetario di gioco d’azzardo “in concessione” (nel 2019) derivino da un consumo saltuario, che non arreca pregiudizio, o deformazione nei comportamenti privati; che non induca ad alterare nelle persone quei convincimenti e quelle scelte che riguardano la sfera pubblica per eccellenza, cioè l’esercizio della cittadinanza politica.

    Anche a causa del Covid-19, e quindi delle chiusure delle sale da gioco e delle limitazioni alla circolazione, abbiamo assistito nell’ultimo anno a un fenomeno in atto da tempo, e cioè il deciso aumento del gioco online rispetto a quello fisico. Addirittura, il gioco online avrebbe superato il gioco fisico, secondo una recente dichiarazione del direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Questo però per lo Stato non è una buona notizia, essendo il gioco online molto meno tassato rispetto a quello fisico. Perché questo?
    MF In tempi normali lo Stato incamera 11,8 miliardi di euro dai giochi “fisici” e 350 milioni da quelli “telematici”. Proprio il secondo, in quanto gioco d’azzardo “da remoto” ha avuto una vorticosa crescita in Italia dall’anno 2015, e nel 2019 aveva contabilizzato circa 34 miliardi di euro giocati. Per capirsi: era passato da 10 miliardi (con i primi casinò online), a un volume pari a 3,4 volte quello iniziale. Poi, nel periodo del lockdown, il gioco d’azzardo online è ancora aumentato perché non soggetto alle restrizioni, come invece è toccato a quello “fisico”. E così, a fine 2020 il bilancio dell’online è circa di 44 miliardi, al lordo. Tutt’altro è accaduto al gioco cosiddetto “terrestre”: è diminuito di più della metà, scendendo sui 25-26 miliardi.

    Quanto alle entrate fiscali, in proporzione al volume del giocato sono calate molto di più. Perché sul comparto del gioco “fisico-materiale” le tasse si aggirano sul 20%, ma su quello digitale si fermano su un solo punto o al massimo sull’1,5%. Fatta dunque la media, tanto lo Stato quanto i concessionari hanno rastrellato (per spartirselo poiché gestiscono in società il banco dell’azzardo) un “dividendo” inferiore per ben 13 miliardi rispetto a quello del 2019. Somma che -è ovvio- corrisponde alle perdite “in meno” che gli italiani hanno risparmiato con la pandemia.

    È vero che lo Stato incassa molto col gioco, ma come la mettiamo con i costi sociali? Sono di difficile quantificazione ma sono senz’altro rilevanti.
    MF In realtà va criticata l’affermazione -di continuo ripetuta sui media e ahimè nelle aule parlamentari davanti alla discussione sul bilancio annuale- che lo Stato abbia un incasso netto dalle tasse sui giochi. A conti fatti non è così, ma lo si nega per effetto di una vera e propria “addiction fiscale” dello Stato rispetto al gettito dell’azzardo. Proviamo a descriverla in breve.

    Aver legato, anche nel campo del gioco d’azzardo, la fiscalità a una nocività riproduce lo stesso paradosso verificatosi con il tabagismo: una grottesca dipendenza patologica dell’amministrazione finanziaria pubblica. Chiamiamola, per l’appunto, “addiction fiscale”, che si esprime nella ricerca compulsiva di nuove entrate per le spese di amministrazione e di welfare. Prendiamo le sigarette dove il gettito di tasse si aggira sui 14 miliardi di euro annui. Ma il costo degli 84mila decessi per tumori causati dal fumo è di gran lunga superiore. Nel caso dell’azzardo, più specificamente, il saldo costi-benefici dovrebbe includere il conto delle passività, ossia i costi -sia monetari e sia sociali- derivanti dall’obbligo di predisporre le cure per le patologie correlate, comprese le depressioni, le condotte suicidarie e di dirimere, anche in sede giudiziaria, i conflitti intrafamiliari. E aggiungiamo gli effetti criminogeni, come reati connessi al gioco (furti, appropriazioni indebite, truffe) o a danno dei giocatori stessi, come il prestito a usura.

    Tornando alla metafora dell’”addiction fiscale”, va notato come anche lo Stato muova alla rincorsa delle perdite, dal momento che è immerso nella palude dei debiti e che subisce entrate insufficienti. Parliamo dello Stato come di un “debitore patologico” che cerca denaro da qualunque fonte per tappare le falle in bilancio. Così come il giocatore “si vuole rifare” (fenomeno del chasing, ben noto ai clinici delle dipendenze) anche la pubblica amministrazione scivola nella rincorsa delle perdite. E si risparmia di adottare una visione sistemica per cercare liquidità immediata: quella che gli assicurano le tasse sui “vizi”. Ottusità che allontana la ragione, ovvero la lungimiranza di una politica economica che favorisca il consumo di beni e servizi “ordinari” (prodotti della manifattura, turismo, cultura, viaggi, cene al ristorante). Sono proprio questi, infatti, i consumi che stimolano l’occupazione e la crescita economica. E di conseguenza forniscono maggior gettito di tasse e imposte. Le inferiori entrate dalla fiscalità dell’azzardo, qualora i giochi fossero “calmierati”, sarebbero più che compensate dal maturare del complesso delle altre imposte sui consumi.

    Parliamo del gioco illegale, che è sia fisico che online. Qualcuno sostiene che è vero che lo Stato alimenta il gioco, ma è anche vero che se non ci fosse lo Stato aumenterebbe esponenzialmente quello illegale. Cosa ne pensa? E, al riguardo, lo Stato dedica sufficienti risorse alla repressione del gioco illegale?
    MF Una considerazione essenziale sul punto della relazione tra legale e illegale è desunta dal trend. Con la “legalizzazione” delle slot machine si è riprodotto quell’effetto d’incorporamento del legale nell’illegale che avviene quando il modello di business non è corredato da un’effettiva capacità regolativa dello Stato. Così, a dispetto del suo ruolo di “grande timoniere”, l’Agenzia dei monopoli di Stato è sempre meno riuscita a controllare un’attività tanto capillare e parcellizzata. E, di contro, si sono aperti dei varchi ai trust dell’illegalità, sia sotto forma di lobbies corruttrici e sia sotto pressione diretta della criminalità organizzata. Hanno avuto conferma, dunque, le previsioni tecniche di sociologi ed economisti, elaborate sulla migliore letteratura di analisi socioeconomica del racketeering (Buchanam, Jacobs, Schelling, Moore ed altri).

    Quanto ai riflessi dell’economia dei giochi sulla “questione criminale”, le autorità continuano a sostenere, come da lei premesso, la tesi che l’incremento e la diversificazione dell’offerta dei giochi pubblici d’azzardo abbia come effetto la sottrazione di target di mercato all’offerta di giochi illegali. La tesi fu espressa già alla metà degli anni Novanta del secolo scorso.

    Anche questo paradigma (intervenire con misure di polizia specializzata per impedire sia devianze interne all’economia dei giochi e sia concorrenza dell’offerta illegale) appare completamente, a mio parere, fuori bersaglio. La manipolazione delle procedure amministrative, per esempio, per il rilascio delle autorizzazioni attraverso la corruzione di pubblici funzionari è stata già riscontrata in passato. E ne sono derivate autorizzazioni concesse anche a soggetti “ineleggibili” perché contigui o apparentati con esponenti legati alla criminalità.

    Oltre alla scarsa capacità di controllo-ispezione sulle strutture per il gioco d’azzardo, va denunciato che le risorse organizzative e professionali sono troppo poche. E le verifiche tecniche sono complesse, elaborate, onerose. Così una larga percentuale (almeno il 10%) degli apparecchi automatici restano fuori da ogni serio accertamento.

    Ritiene che il divieto di pubblicità al gioco introdotto con la legge 9 agosto 2018 n. 9 abbia ottenuto qualche risultato, nel senso di decremento delle giocate?
    MF Nel business dell’azzardo, pubblicità e sponsorizzazioni, ancor più con l’impiego associato di grandi masse di dati, sono fondamentali: supportano lo sviluppo, l’estensione ad infinitum dei consumatori e dell’intensità delle singole persone a partecipare al gioco d’azzardo. La necessità è vitale: o la base dei consumatori si allarga costantemente, o i margini di profitto con il tempo si assottigliano. Per incrementare di continuo la domanda, occorre fidelizzare i consumatori, anche spingendoli alla dipendenza dall’acquisto di una data merce, anche immateriale come il gioco d’azzardo. Il divieto di pubblicità in vigore dal 2019, seppure non totale, ha contenuto questa operazione.

    Cosa pensa del fatto che il giocatore può anche sentirsi un benefattore pur perdendo perché i suoi soldi vanno ad alimentare il restauro di opere d’arte o la ricostruzione dei paesi terremotati?
    MFLa cura dell’immagine, per le grandi compagnie che promuovono il mercato del “vizio” (consumo di tabacco, di superalcolici, di alimenti ipercalorici come merendine e bevande zuccherate) è essenziale: a mano a mano che l’opinione pubblica e la medicina colgono i risvolti sgradevoli di un commercio a volumi iperbolici. Tumori alle vie respiratorie, cirrosi epatica, obesità infantile e ipertensione arteriosa e altre gravissime patologie. Sono gli effetti necessitati di siffatti prodotti industriali.

    Il gioco d’azzardo di cui parliamo -secondo la definizione che proposi già nel 2011 e che oggi è finalmente di uso comune, qual “gioco d’azzardo industriale di massa”- si muove sullo stesso binario. La più “lungimirante” è stata Lottomatica sovvenzionando restauri di monumenti e opere d’arte, la creazione della casa di accoglienza dei genitori dei bambini ricoverati negli ospedali pediatrici. O il “calcio sociale”, con la serie di elargizioni nei quartieri di periferia nel programma “vincere da grandi”. Sono forme di marketing: in inglese si chiamano “Cause Related Marketing”, ossia non destinazione al sociale di profitti d’impresa, ma investimento finalizzato alle vendite.

    In ultimo, quale il rapporto fra gioco d’azzardo e povertà?
    MF Basta che ci volgiamo alle “sudate carte”, e stressiamo il nostro nervo ottico sui libri della letteratura economica, per incontrare la teoria che Milton Friedman e Leonard J. Savage proposero in un loro lavoro del 1948. Settantatré anni fa descrissero come la “curva della funzione di utilità” varia da individuo a individuo. Essa spiega perché un individuo manifesti maggiore propensione al rischio in termini di denaro, quanto meno ricchezza egli possegga. E oggi con l’avvento improvviso e drammatico della crisi economica indotta dal blocco delle attività -resosi necessario per fronteggiare l’epidemia di Covid-19- l’esposizione al rischio di gioco d’azzardo, capillarmente diffuso, può comportare effetti di esclusione sociale di portata incalcolabile e comunque molto drammatici.

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    Legge sul gioco d’azzardo, minacce al consigliere regionale: «Muori maledetto»
    Il messaggio è comparso sotto un video postato su Facebook da Diego Sarno, del Pd. La legge voluta dalla Lega è osteggiata dal resto della maggioranza e dalle opposizioni





    «Muori maledetto, come stai facendo morire noi operatori senza lavoro e stipendio. Ci vediamo martedì, vi aspetto». Sono queste le minacce scritte sui social, sotto un video postato su Facebook dal consigliere del Partito democratico Diego Sarno. Oggetto della rabbia dell’uomo autore di quelle parole è la modifica della legge sul gioco d’azzardo, voluta dalla Lega e osteggiata dal resto della maggioranza e dalle opposizioni. «In questi giorni di discussione sulla legge del 2016 sul contrasto al gioco d’azzardo patologico — racconta Sarno — ho ricevuto molteplici insulti sui quali sono passato sopra, ma qui, con le minacce di morte, (“muori maledetto”) credo si sia superato il limite».

    Il martedì è il giorno nel quale i consiglieri regionali torneranno fisicamente in aula a Palazzo Lascaris, e nello stesso tempo si dovrebbe tenere una manifestazione degli operatori e lavorarci del gioco d’azzardo che sono favorevoli alla modifica. «Non conosco la persona che mi ha minacciato — continua — però ho deciso dietro consiglio di molti di sporgere denuncia, per tutela mia e della mia famiglia, ma anche perché è importante porre l’attenzione su certi comportamenti che superano il limite. Alla base, però, c’è anche una responsabilità politica di chi fomenta l’odio e che ha creato su questo tema un clima avvelenato da ormai molto tempo». «Questo è uno dei molti casi di odio in rete — conclude Sarno — problema su cui abbiamo posto da tempo l’attenzione e per il quale abbiamo già depositato, a mia prima firma, un mese e mezzo fa una dl sull’hate speech, a contrasto dell’odio in rete e a tutela delle sue vittime. A volte la vita incrocia strane coincidenze. Successivamente ai primi riscontri che otterranno le autorità e su consiglio del mio legale valuteremo se e come procedere».

    A mostrargli solidarietà l’ex parlamentare Davide Mattiello: «Inaccettabili minacce di morte contro Diego Sarno che dentro e fuori il Consiglio Regionale sta facendo la sua parte per difendere la legge regionale per il contenimento della ludopatia. Una legge giusta che tutta Italia ci invidia, perché funziona. Finché avremo la fortuna di vivere in una Repubblica democratica la violenza usata come leva per intimidire chi ha responsabilità pubbliche resterà un crimine grave: lo abbiamo ribadito anche riformando il 338 del cp, votato all’unanimità! Forza Diego, siamo con te».


    di Giulia Ricci Tratto da Torino Corriere
    16 aprile 2021 | 17:29
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    Legge sul gioco d'azzardo, l'opposizione fa ostruzionismo: gli emendamenti in aula sono diventati più di 50mila
    I partiti del centrosinistra, M4O e il Movimento 5 Stelle chiedono diverse sospensive, la Lega è contraria. Tutti questi emendamenti richiederebbero almeno 130-150 sedute d'Aula, ossia almeno 6 mesi di lavoro


    Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sulla proposta di legge 99 "Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico". La discussione al momento è ferma alle richieste di sospensiva, mentre gli emendamenti, presentati soprattutto dalle opposizioni, hanno superato quota cinquantamila. Anche contingentando i tempi e qualora fossero in buona parte ammessi, si tratta di una cifra che comporterebbe circa 130-150 sedute d’Aula per essere votata. Quindi i lavori dell’Assemblea rimarrebbero bloccati per oltre 6 mesi, riunendosi tutti i giorni lavorativi.

    Sono intervenuti i consiglieri di opposizione contestando la Proposta di legge e gli emendamenti presentati dalla Lega alla stessa, chiedendo poi sospensive e inversioni dell’ordine del giorno. Per la maggioranza è intervenuto Andrea Cane, difendendo il merito del provvedimento e negando qualsiasi intenzione da parte della Lega di concedere sospensive.

    "Siamo assolutamente consapevoli - hanno spiegato Andrea Cerutti e Claudio Leone (Lega) - delle priorità che la nostra regione deve affrontare nella prova suprema della pandemia. Tra queste c’è indubbiamente il lavoro. Ed è di difesa dell’occupazione, oltre che di lotta alla ludopatia, che parla innanzitutto la nostra proposta di legge sul gioco legale. L’approvazione del testo che abbiamo portato in aula significa garantire la sopravvivenza economica di 5.200 addetti che operano in questo settore, oltre che sanare l’abominio giuridico di una retroattività che ha colpito migliaia di piccole e piccolissime aziende gettando sul lastrico già non meno di 1.700 famiglie".

    "In questo difficile momento per la nostra regione le priorità di Forza Italia sono i vaccini, il lavoro e le riaperture, non sicuramente il gioco d’azzardo", hanno invece commentato il capogruppo degli azzurri Paolo Ruzzola, la vice capogruppo Alessandra Biletta, il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Graglia e il consigliere Carlo Riva Vercellotti. "Siamo coscienti del fatto però che, anche nel comparto del gioco, potrebbero essere persi posti di lavoro il prossimo mese, a causa della scadenza della legge sulla ludopatia. Questi posti di lavoro per noi meritano di essere tutelati con eguale dignità rispetto agli altri. Proprio per questo motivo abbiamo presentato l’unica proposta che riteniamo di buon senso: ovvero la proroga di tale scadenza".

    "Solo noi abbiamo presentato circa 36mila emendamenti - hanno spiegato i consiglieri del Movimento 5 Stelle - Un numero che rappresenta bene le nostre intenzioni. Non intendiamo infatti cedere un millimetro allo smantellamento di una legge che ha aiutato migliaia di famiglie ad uscire dal tunnel delle ludopatie. Studi alla mano questa norma ha portato solo benefici e, giova ricordarlo, è stata votata anche dal centrodestra appena 5 anni fa. Lo stesso centrodestra che, oggi, preferisce dare credito alle lobbies del gioco d'azzardo".

    "Quanto avvenuto oggi in Consiglio Regionale è sconcertante", ha invece dichiarato il Movimento 4 Ottobre. "Nel pieno di una pandemia globale, con medici e ospedali in affanno, vaccini che tardano ad arrivare, imprese e lavoratori in ginocchio, cosa fa la Lega per i cittadini Piemontesi? Prende in ostaggio il Consiglio Regionale obbligando maggioranza e minoranza ad una maratona per stralciare la legge del 2016 contro il gioco d’azzardo patologico con l’obiettivo di ricollocare slot e macchinette vicino a scuole, ospedali ed altri luoghi sensibili. Una vergogna per un tributo da pagare alla lobby dell’azzardo da cui si è distanziata anche Forza Italia e che ha provocato lo sdegno di coloro che da anni si occupano di dipendenze come il Sermig, la Caritas, l’ordine dei Medici e degli psicologici, le Acli. Noi continueremo a dare battaglia e a fare ostruzionismo fintanto che questo provvedimento non verrà ritirato. La Lega dimostri maturità e di non essere in piena balia dei gestori delle sale slot".

    "Grazie al distanziometro in Piemonte ci sono meno macchinette per il gioco che in tutto il resto d’Italia. La nostra legge ha portato meno slot, meno povertà, meno ammalati, ma Lega e soci vogliono tornare al ‘Casinò Piemonte’ delle macchinette a ogni angolo della strada e stanno tentando una corsa contro il tempo per mantenere le cambiali elettorali e concedere una sanatoria indegna verso i grandi e medi centri del gioco d’azzardo, che tra qualche settimana saranno fuorilegge", ha dichiarato invece Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, a sua volta primo firmatario di 15mila emendamenti.

    Intanto, gli operatori del gioco As.tro e Sapar hanno lanciato un appello: "Auspichiamo - hanno detto - che i partiti presenti in Consiglio Regionale abbandonino i rispettivi arroccamenti ideologici e che, facendo prevalere il buonsenso, si dimostrino capaci di trovare il giusto equilibrio tra tutela della salute e salvaguardia del lavoro".

    Daniele Angi torino oggi.it
     
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    Milionario con il Superenalotto si toglie la vita: quando la fortuna si trasforma in tragedia
    By Veronica C -Aprile 23, 2021

    suicidio-adobe

    I soldi non danno sempre la felicità. Lo sanno bene alcuni giocatori che dopo essere diventati milionari, hanno deciso di togliersi la vita.
    Tra bollette da pagare, scadenze sul posto di lavoro e impegni quotidiani, può capitare a tutti di sognare una vita diversa, magari grazie ad una vincita milionaria al Superenalotto. Solo sei numeri che potrebbero cambiare per sempre il proprio modo di vivere, potendo finalmente contare su una maggiore stabilità economica. Non è un caso, quindi, che ad ogni estrazione siano davvero in tanti a tentare la fortuna, con la speranza di essere finalmente baciati dalla dea bendata.

    I soldi, però, non danno sempre la felicità e per questo motivo, in caso di vincita, è sempre bene stare attenti, e cercare di gestire al meglio il bacio della dea bendata. Una volta diventati milionari, infatti, sembra che la vita cambi per sempre, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche delle relazioni sociali. Una vera e propria fortuna, quella di diventare milionari per caso, che a volte si trasforma in un vero incubo, tanto da portare, purtroppo, in alcuni casi, a compiere dei gesti estremi.

    “I soldi ti fanno ricco. Il rispetto e l’educazione ti fanno signore“. È questa la frase scritta dal signor Gigi prima di morire, dopo aver vinto, circa 13 anni prima, una grossa vincita al Superenalotto. Un messaggio che non è passato di certo inosservato, quando, nel 2015, l’uomo si sarebbe tolto la vita presso la propria abitazione. Nel 2002 aveva centrato il 6 al Superenalotto, dividendo la vincita con altri due compagni di giocata. Qualche anno dopo si sarebbe tolto la vita, dopo che quella fortuna avrebbe reso la sua vita un incubo.

    “Diventato improvvisamente ricco, smise di lavorare e cominciò a farsi vedere in giro con macchinoni che cambiava ogni sei mesi“, avrebbero raccontato alcuni compaesani, così come riportato qualche anno fa da Donna Magazine. “Comprò alcuni appartamenti per campare di rendila, però l’investimento non funzionò. Depresso e abbandonato da tutti, […] a 49 anni ha deciso di farla finita ricordando a tutti che quei soldi non furono per lui un dono di dio, ma del diavolo“.

    Storie tristi, come quella di Gigi, purtroppo si verificano molto più spesso di quello che si possa pensare. Stando a quanto evidenziato dal sociologo e consulente finanziario Don MacNay, infatti, sembra che il 90% di coloro che vincono più di un milione, dopo soli tre anni si ritrovi ad essere infelice, solo e nei peggiori dei casi arrivi a togliersi la vita. Un triste risvolto della medaglia, che sembra purtroppo accomunare molti ricchi per caso. Anche M.T. di 50 anni, infatti, finì per suicidarsi dopo aver perso tutti i soldi vinti con il Totocalcio con un investimento fallito. Oppure la storia di Salvatore, ritrovato ucciso in un garage dopo che la malavita voleva estorcere il denaro vinto, ovvero 3 miliardi di vecchie lire al Totogol.

    Ovviamente non tutti i casi di vincita si concludono con questo triste epilogo, con molti che riescono a cambiare la propria vita in meglio, facendo anche il bene, in alcuni casi, della propria comunità. Dall’altro canto non si può non invitare a prestare la massima attenzione, perché se è pur vero che i soldi aiutano a risolvere i problemi, dall’altro canto possono trasformarsi, purtroppo, anche in un incubo.

    La diffusione del gioco d’azzardo in Italia è in continuo aumento, con sempre più persone che si ritrovano a dover fare i conti con i pericoli di quella che può essere considerata una vera e propria patologia.
    Gratta e vinci, scommesse sportive, lotto, slot, bingo e giochi online sono solo alcuni dei giochi “legalizzati” che ogni giorno attirano l’interesse di un gran numero di persone. La possibilità di riuscire a vincere tanti soldi con un gioco, d’altronde, ammalia in molti che, purtroppo, si ritrovano spesso a dover fare i conti con i pericoli derivanti da quella che può essere considerata una vera e proprio patologia.

    Il gioco d’azzardo, d’altronde, è sempre esistito, ma negli ultimi tempi è diventato facilmente alla portata di tutti, contribuendo a registrare un aumento spaventoso della sua diffusione nel nostro Paese. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo quanto spendono ogni anno gli italiani nel gioco d’azzardo e i pericoli che si nascondono dietro a questo vizio.

    Come già detto la diffusione del gioco d’azzardo continua ad aumentare spaventosamente nel nostro Paese. A confermare tale tendenza i dati registrati nel periodo compreso tra il 2014 e il 2019, con il fatturato che è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro. Il numero dei giocatori, infatti, è aumentato del 30%, con quelli problematici che sono quadruplicati nell’arco di soli dieci anni.

    Un problema che purtroppo rischia di rovinare la vita di molte persone che finiscono per dover fare i conti con una vera e propria dipendenza. L’illusione di poter guadagnare in modo facile, purtroppo, attira in molti. Dopo aver perso più di quel che si è vinto, però, si finisce in preda alla disperazione, mista voglia di continuare a provare. Ad essere vittime passive del gioco le famiglie di coloro che soffrono tale patologia. Un percorso difficile da affrontare, che spesso porta a dover vivere dei momenti di crisi difficili da gestire. Se da un lato vincere è bello, dall’altro canto bisogna prestare la massima attenzione, avendo sempre l’accortezza di giocare con moderazione.

    tratto da contocorrente online .it
     
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    “Dipendenza dal gioco d’azzardo non si cura con limiti e paletti

    “La dipendenza da gioco d’azzardo nasce con la capacità dell’uomo di scommettere e con la comprensione dei meccanismi del rischio, più o meno calcolato. Il suo incremento negli ultimi decenni è legato, sicuramente, allo aumento del fenomeno più ampio e generale della dipendenza. Il cibo, l’alcol, il gioco, lo shopping, le droghe, il fumo, perfino l’amore sono oggetti dei quali alcuni individui non riescono a fare a meno. Dipendere da qualcosa o da qualcuno significa, infatti, sostituire un soggetto, l’Altro, la relazione normale, con un oggetto, la cosa o la persona reificata. E ciò nel tentativo di sentirsi meno esposti e più rassicurati: l’oggetto che scelgo come sostituto della relazione, infatti, mi dà l’illusione di avere in mano il controllo della situazione, di non correre rischi, di poter essere io a gestire il rapporto, in una parola, mi dà la sensazione, del tutto falsa, di non correre il pericolo di soffrire. La relazione con l’Altro, al contrario, mi fa sentire esposto alla possibilità del tradimento, dell’abbandono, della perdita, e, di conseguenza, del dolore. La dipendenza si struttura lentamente, quasi senza che il soggetto se ne accorga. E, di fatto, la consapevolezza che qualcosa è cambiato il paziente la riceve quando si rende conto del bisogno che, dentro di lui, si è fatto strada relativamente all’oggetto da cui dipende. Questo bisogno, questa ricerca spasmodica, si chiama craving, dall’inglese: ”desiderio improvviso ed incontrollabile”. E’ con il craving che si deve cimentare chi si occupa di dipendenze. E il craving non si controlla con limiti e paletti che rendano più complicato il raggiungimento dell’oggetto della dipendenza. Anzi, qualsiasi ostacolo, più o meno superabile, rende il desiderio, il craving appunto, ancora più intenso e rende ancora più forte il piacere della sua soddisfazione. Per curare la dipendenza non si può agire sull’oggetto, rendendolo più o meno proibito, ma sul soggetto portatore della dipendenza, rendendolo più forte e più consapevole”. E’ quanto dichiara il medico e psichiatra, Sarah Viola (nella foto), al webinar organizzato da Acadi dal titolo “Analisi dell’impatto sociale del settore del Gioco Pubblico nella Regione Lazio e delle conseguenze dell’entrata in vigore della L.R. 5/2013”.

    “Alla base del disturbo da dipendenza c’è, infatti, un Io fragile, con una bassissima tolleranza alle frustrazioni, incapace, cioè, di affrontare i problemi, le responsabilità, i NO della vita. Bene il paziente, quindi, deve essere il centro dell’intervento. Egli va aiutato, in primis, a rendersi conto di avere un problema, ad ammetterlo e ad accettare l’aiuto. Ciò si ottiene attraverso dispositivi ben diversi dal proibizionismo, in qualsiasi modo agito, si ottiene con un intervento mirato e capillare, personalizzato, potremmo dire e cucito sul soggetto. Si può ipotizzare un dispositivo che agisca su più livelli: 1) l’osservazione e l’individuazione dei soggetti ludopatici presenti nelle singole sale. Per questo compito potranno essere arruolati giocatori patologici già individuati e “presi in carico” con una sorta di meccanismo di auto-mutuo-aiuto che, da sempre, si utilizza nel trattamento delle dipendenze e che, da sempre, mostra la sua efficacia; 2) controllo e limitazione de soggetti individuati ai quali andrà posto, inizialmente, il divieto di giocare e, soltanto dopo che avranno dimostrato di aver seguito un percorso di consapevolezza e trattamento, potranno essere riammessi al gioco con limitazioni di tempo e tetto massimo di spesa preventivamente concordati; 3) le famiglie dovranno essere arruolate come interlocutori di una rete che dovrà unire i gestori delle sale, gli “educatori” presenti in struttura e scelti, come si diceva, nelle file degli ex giocatori patologici, uno o più terapeuti di riferimento, la famiglia, appunto ed eventualmente il medico curante; 4) le sale da gioco dovrebbero diventare punti cruciali della informazione e della formazione sul sintomo, attraverso la creazione di eventi aperti alla popolazione e atti a fare “cultura” intorno al mondo del gioco, della ludopatia e delle dipendenze; 5) a disposizione dei giocatori andranno sempre lasciate pubblicazioni specifiche e mirate come pure contatti di professionisti e centri specializzati”.


    26v Aprile 2021 Giochi, Viola (psichiatra): Jtv/politica/giochi/dipendenza
     
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    Gioco d'azzardo: la legge non si tocca


    La Legge regionale 9/2016 sul contrasto al gioco d’azzardo patologico è salva, grazie anche alla mobilitazione della Società di San Vincenzo De Paoli e di altre 24 realtà associative e della società civile. Ritirata nel pomeriggio la proposta di abrogazione.

    Le statistiche parlano chiaro: per quanto riguarda il gioco d’azzardo, il Piemonte è un’isola felice. I dati dell’IRES ci dicono che le restrizioni sulle slot machine, introdotte con la Legge 9/2016, hanno portato indiscutibili benefici riducendo il volume di gioco del 15,2% rispetto alla media nazionale. Ma ancora più significativo l’ammontare delle perdite, che in Piemonte si riduce del 19,1% rispetto al resto d’Italia. Insomma: grazie alla Legge di contrasto al gioco d’azzardo patologico, che introduce stringenti vincoli geografici per l’apertura di sale scommesse e limita la presenza di slot machines nei locali pubblici, in Piemonte si gioca meno e si perde molto meno. A tutto beneficio di quelle famiglie più disagiate che costituiscono il serbatoio principale per il gioco d’azzardo. Eh sì, perché in genere, chi gioca, è proprio chi non se lo potrebbe permettere, ma affida ad una slot machine le proprie risorse, nella speranza di fare “il colpo grosso” e cambiare vita con una grossa vincita. Ma la legge delle probabilità è implacabile e, matematicamente, chi più gioca, più perde.

    Eppure c’è, anche in Piemonte, chi si schiera dalla parte dei gestori delle sale da gioco e scommesse. Tant’è che per mesi si è tentato di abrogare una legge che ha già dato risultati così brillanti. E, da mesi, la Società di San Vincenzo De Paoli ha promosso, insieme ad altre 24 realtà associative e della società civile, una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Una battaglia fatta di presidi davanti al Palazzo della Regione Piemonte, di webinar ed iniziative online e di una petizione che ha raccolto moltissime adesioni.

    La svolta nel pomeriggio del 22 aprile, quando, la maggioranza, ha ritirato la proposta di abrogazione della legge che, di fatto, avrebbe provocato il dilagare di nuove sale in tutta la regione. Mentre l’opposizione presentava più di 60.000 emendamenti e la piazza protestava distanziata e disciplinata, ma anche molto determinata.

    Una vittoria, quella del fronte delle associazioni, che ci permette di guardare avanti con maggior serenità e confidare in un futuro forse con meno slot, ma con molta, molta più speranza. Ed anche la consapevolezza che non c’è ostacolo che possa frapporsi tra una buona causa ed il suo conseguimento, quando realtà diverse mettono in comune le proprie esperienze e le proprie relazioni.

    Alessandro Ginotta
    Ufficio Stampa Coordinamento Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta
    Società di San Vincenzo De Paoli.
     
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    Gratta e Vince due biglietti milionari: tutta opera della dea bendata?


    Ha destato particolare interesse la storia di un giocatore che è riuscito a vincere ben 3 milioni di euro in pochi giorni grazie a due gratta e vinci. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa è successo.


    Tra bollette da pagare, passando per l’alimentazione, fino ad arrivare alle varie esigenze quotidiane, sono davvero tante le volte in cui ci ritroviamo a dover mettere le mani nel portafoglio. Se tutto questo non bastasse, ci si ritrova spesso a dover fare i conti con i vari impegni e scadenze lavorative, che finiscono inevitabilmente per destare qualche grattacapo. Non stupisce, quindi, che ogni giorno siano tante le persone che cercano di tentare la fortuna, attraverso ad uno dei tanti giochi messi a disposizione. A partire dal Superenalotto, passando per l’acquisto di un pacco intero di Gratta e Vinci, fino ad arrivare alle scommesse sportive, d’altronde, vi è davvero l”imbarazzo della scelta.

    Le possibilità di riuscire a stravolgere la propria vita grazie a questi giochi, è bene ricordare, sono molto basse. Dall’altro canto è lecito sperare di essere uno di quei fortunati giocatori baciati dalla dea bendata, che riescono così a portarsi a casa una vincita da capogiro. Non sempre, però, la fortuna sembra essere l’unica artefice delle vincite. A tal proposito, infatti, ha destato particolare interesse la storia di un giocatore che è riuscito a vincere ben 3 milioni di euro in pochi giorni grazie a due gratta e vinci. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa è successo.

    La fortuna è cieca, mentre altre volte ci vede benissimo. Nel caso che vi stiamo per raccontare, però, sembra averci visto talmente bene, da destare qualche sospetto. Un giocatore, infatti, è riuscito ad incassare nell’arco di soli venti giorni ben tre milioni di euro grazie a due Gratta e Vinci. Una coincidenza più unica che rara, che ha finito per suscitare l’interesse delle autorità di vigilanza. Lo scorso 4 febbraio, infatti, il giocatore in questione ha vinto un milione di euro grazie ad un Gratta e Vinci acquistato presso una tabaccheria nel modenese.

    Solamente venti giorni dopo è riuscito a vincere 2 milioni di euro, questa volta acquistando, assieme ad un amico, un gratta e vinci a Garda, in provincia di Verona. L’uomo, un 40enne di origini brasiliane da tre anni in Italia, ha in seguito disposto un bonifico di 800 mila euro sul suo conto corrente in un istituto di credito brasiliano. Ma non solo, ha anche emesso un assegno circolare da 80 mila euro, per una donazione per cui sono ancora in corso le indagini.

    Una vicenda che ha destato inevitabilmente interesse, con l’Uif, l’Unita’ di informazione bancaria della Banca d’Italia, che ha deciso di segnalare il tutto alla Guardia di Finanza. In particolare, come si evince da Sky, il comandante provinciale della Gdf di Verona, Vittorio Francavilla, ha spiegato che la tesi della “fuga di notizie relativa ai biglietti vincenti in capo alla società concessionaria” risulti “oggetto di procedimento penale con indagini della Guardia di Finanza di Roma“.

    L’ipotesi, al momento, è quella che il 40enne e l’amico con cui ha condiviso la seconda vincita, fossero in qualche modo a conoscenza di dove fossero venduti i biglietti vincenti. Al momento, comunque, ancora nulla è dato per scontato, con il legale che ha precisato: “Ci sono due indagini pendenti presso la Procura di Roma per accesso abusivo al sistema informatico di Lottomatica, la società concessionaria che distribuisce i biglietti del Gratta e vinci, ma sul mio cliente non ci sono stati accertamenti di nessun tipo“.

    contocorrente online.it By Veronica C -Aprile 30, 202

    NOTA: Queste sono le notizie che vengono messe in evidenza dai media e dai giornali.
    Quelli che si rovinano con il gioco non destano nessun interesse.
     
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    Gioco d’azzardo Aumentano le dipendenze
    Boom in pandemia grazie ai siti internet. Presto nuove norme


    Nel 2020 le sale gioco e i locali con i permessi per il cosiddetto gioco lecito hanno chiuso i battenti per ben 220 giorni per effetto della pandemia. Eppure, in generale, non è diminuito, anzi nell’area fiorentina Nord Ovest è aumentato il volume delle giocate: è cambiato solo il mezzo visto che chi passava svariate ore del giorno davanti alle slot machine ha dovuto puntare sull’online. Una situazione preoccupante quella relativa al gioco d’azzardo, dipendenza che sta sempre più prendendo campo, quella illustrata ai membri della quarta e quinto commissione consiliare, dal dottor Guido Guidoni responsabile del Serd zona fiorentina Nord Ovest della Asl attraverso una serie di informazioni provenienti da uno studio effettuato dal Cnr Toscano: "Per quanto riguarda i volumi economici derivanti dal gioco d’azzardo – ha spiegato – la Toscana si colloca sopra la media nazionale e anche la zona fiorentina Nord Ovest ha valori più alti rispetto ad altre realtà. Negli ultimi anni abbiamo visto un grande aumento di persone che vivono questa dipendenza anche per l’aumento delle disponibilità ma non solo: in 10 anni è raddoppiato il numero di giocatori e quindi di famiglie seguite, nel 2019 erano 72 passate a 60 nel 2020 ma chiaramente il dato è influenzato dalla pandemia". Il prossimo mercoledì il consiglio comunale dovrà approvare, fra l’altro, il nuovo regolamento del gioco lecito che prevede, tra le altre cose, una distanza minima di 500 metri delle nuove sale gioco da luoghi sensibili, ad esempio, le scuole.

    Sandra Nistri la nazione .it/Firenze

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    Gioco d’azzardo: Raponi (Caritas del Lazio), “in ogni giocatore c’è un nuovo potenziale povero. Sì a nuova norma Regione Lazio”

    “In ogni giocatore d’azzardo vediamo un nuovo potenziale povero che prima o poi si affaccerà ai nostri servizi”. Lo ha detto oggi Angelo Raponi, direttore della Caritas Latina e delegato regionale delle Caritas del Lazio, intervenendo all’incontro on line a sostegno della nuova norma della Regione Lazio che modifica la legge regionale del 2013 e introduce, tra l’altro, il distanziamento di almeno 500 metri delle sale gioco e slot dai cosiddetti luoghi “sensibili” come scuole, parrocchie, eccetera. “Le Caritas del Lazio – ha spiegato Raponi – stanno assistendo spesso impotenti alla difficile situazione economica delle famiglie. Il gioco d’azzardo è cresciuto negli anni come è cresciuta la povertà. Nei centri d’ascolto, nei servizi per il microcredito, nelle fondazioni antiusura ci rendiamo conto che la povertà e l’azzardo sono connessi. È un circolo vizioso in cui uno diventa causa dell’altro, un meccanismo perverso cinicamente sfruttato dai monopoli e dall’industria del gioco. L’attuale scarsità di risorse disponibili è il volano perfetto per il gioco, mentre continuano le pubblicità”. “Il pensiero che tanti cominceranno di nuovo a frequentare le sale, senza una riduzione delle piattaforme fisiche, on line, delle slot machine – ha concluso – ci dà un pensiero grande. Ben vengano le norme retroattive previste dalla legge regionale del 2013. Non possiamo permettere che tutto questo venga interrotto”.


    Gioco d’azzardo: “un mostro silenzioso e nascosto”.

    “Il gioco d’azzardo è un mostro silenzioso e nascosto: chi viene morso ne diventa una vittima altrettanto silenziosa e nascosta”. Lo ha detto oggi mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e direttore della Caritas diocesana, moderando l’incontro on line a sostegno della legge della Regione Lazio del 2013 per regolamentare le slot machine e il gioco d’azzardo. Una modifica approvata il 21 febbraio 2020 prevede, tra l’altro, il divieto di promozione e pubblicizzazione il distanziamento di 500 metri di sale da gioco e slot machine dai cosiddetti “luoghi sensibili” come scuole, presidi sanitari, parrocchie, centri anziani. La nuova norma entrerà in vigore il 1° settembre, tra le proteste dell’industria dell’azzardo e dei lavoratori dell’indotto. Il mondo del sociale, le Fondazioni antiusura, l’associazione Alea e tutte le Caritas del Lazio, si sono invece mobilitate a difesa della legge, che rientra in un piano regionale orientato alla prevenzione a tutti i livelli, “con un fondo antiusura di 4 milioni e mezzo di euro per calmierare il sovraindebitamento delle famiglie, sportelli informativi, un portale on line e corsi di formazione per operatori sociali e sanitari”, ha detto durante l’incontro l’assessora alle Politiche sociali e welfare della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, che ha confermato la volontà di “continuare su questa strada e rispettare la legge 5/2013. Possiamo lavorare anche su altre azioni da mettere in campo ma non torniamo indietro”.


    Gioco d’azzardo: Fiasco (Fond. Salus populi romani), “rischi gravi da riaperture dopo benefici pandemia (-50% soldi giocati)”


    “Riaprire le porte al gioco d’azzardo avrebbe un effetto molto grave sui giocatori patologici, aumenterebbe la disgregazione sociale e renderebbe irreversibile la condizione di sovraindebitamento delle famiglie nel Lazio”. Lo ha detto oggi Maurizio Fiasco, presidente della Fondazione antiusura della diocesi di Roma “Salus populi romani” e associazione Alea, durante l’incontro promosso dalle Caritas del Lazio, a sostegno della norma sul distanziamento dei luoghi del gioco da luoghi “sensibili” come scuole, parrocchie, ecc., approvata il 21 febbraio 2020 dalla Regione Lazio e che dovrebbe entrare in vigore il 1° settembre prossimo. Nelle 5 province laziali il volume di “gioco fisico” (ossia sale gioco o slot machine) ha registrato nel 2019 il “picco” di consumo e di spesa, rispettivamente pari a 11 miliardi e 371 milioni e 1 miliardo e 998 milioni. A fine 2018 erano 10.142 gli sportelli di accesso al gioco nel Lazio, con oltre 50 mila canali tra cui: 19.441 apparecchi slot machine di vecchia generazione in 6.187 pubblici esercizi (bar, tabaccherie, lavanderie, alberghi, centri ricreativi ecc.); 26 sale dedicate per il Bingo; 502 sale per Vlt per un totale di 4.729 apparecchi; 1.702 concessioni di punti di raccolta per scommesse. La pandemia e le chiusure degli esercizi commerciali hanno invece contribuito al dimezzamento del gioco “fisico”: dai 7.828.312.813 di giocato nel 2019 si è passati a 3.907.179.457 nel 2020 (-50,1%) mentre c’è stata una crescita del 28,1% del gioco on line. In totale nel 2020, tra giocato fisico e on line, c’è stata una contrazione del 25,7% pari a 8.445.692.620. “Con le restrizioni si è attenuata la virulenza dei sintomi della ludopatia – ha raccontato Fiasco –. Tante famiglie con la pandemia hanno potuto beneficiare di un relativo raffreddamento delle tensioni. Ma dopo un periodo di cosiddetta ‘remissione del sintomo’, come accade in tutte le dipendenze, la riapertura delle sale e dei luoghi del gioco potrebbe avere effetti terribili sui giocatori patologici”. Perciò le realtà cattoliche del Lazio chiedono di “mantenere integralmente la Legge regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, come modificata a febbraio 2020”. Tra le proposte, quella di “prevedere idonei ammortizzatori sociali per gli stessi occupati nel settore distributivo del gioco d’azzardo, penalizzati economicamente dalle restrizioni”; “istituire provvidenze specifiche per le famiglie con uno o più congiunti che versano in stato di dipendenza da gioco d’azzardo; incrementare risorse e interventi di prevenzione generale e specifica”.

    dati



    (P.C.) agensir.it/quotidiano
     
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    “Nel mio bar libri al posto delle slot machine" Il bar di Gianni, che ha scelto la cultura al posto del gioco d’azzardo.
    Il video:
    https://fb.watch/5pr0zo8sUo/
     
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    Verso la riforma del gioco d’azzardo: macchinette con lettore tessera solo per i maggiorenni
    Oggi la giunta di Alberto Cirio ha approvato il disegno di legge per mettere mano al sistema in vigore dal 2016

    l'articolo completo
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    Madre sorprende il figlio 13enne a comprare giocatori migliori su Fifa 21: ha speso 8.000 euro

    Meno controlli durante il lockdown hanno portato il figlio di 13 anni di una coppia inglese a cercare soddisfazione e interazioni sociali su Fifa Ultimate Team
    di Riccardo Lichene Corriere.it

    Un post pubblicato sul sito inglese Mumsnet (un forum per mamme per scambiarsi consigli) ha attirato l'attenzione di tutta l'industria videoludica. Nel messaggio l'utente anonimo NameChangedCosShame descrive uno scenario che sta diventando fin troppo familiare: suo figlio adolescente è stato sorpreso a spendere 6.000 sterline (circa 8.000 euro) in lootbox di Fifa 21 sulla sua Xbox. Fin troppe persone hanno risposto «beh, è colpa dei genitori» che in effetti non hanno pensato di impostare il parental control. Un processo che per molti è però abbastanza complicato e laborioso.

    Spendaccione o vittima?
    Il post della mamma descrive come suo figlio sia stato particolarmente colpito dal lungo periodo di lockdown causato dalla pandemia nel Regno Unito. Da febbraio a settembre 2020, e poi da dicembre 2020 ad aprile 2021, la maggior parte delle scuole inglesi è rimasta chiusa, con i bambini costretti fare didattica a distanza su Zoom e Microsoft Teams. Come in Italia, non c'era socialità e le distanze tra adolescenti sembravano incolmabili. Queste ansie e un disperato bisogno di soddisfazione e contatto sono stati addotti dalla madre come la giustificazione principale dietro le spese folli. NameChangedCosShame spiega nel post che suo figlio ha iniziato a comprare le loot box a causa di una svendita di EA su alcuni pacchetti speciali più costosi, dando il via a un circolo vizioso di acquisti. Anche se il post non fosse vero al 100% (e non c'è motivo di credere che lo sia), ci sono innumerevoli altri esempi di casi estremi come questo che si sono verificati nel corso degli anni. Studi psicologici hanno dimostrato più volte come la dipendenza dal gioco d'azzardo possa aumentare di pari passo con un declino della salute mentale e EA sfrutta consapevolmente questa correlazione con i suoi videogiochi. Certo, i genitori avrebbero dovuto impostare il parental control sull'Xbox del figlio, una funzione che esiste proprio per impedire che questo scenario si verifichi. Tuttavia, questo cavillo permette a EA e ad altri sviluppatori di progettare e rilasciare dei sistemi di gioco basati sulla dipendenza. Se i genitori sono stressati e impegnati e vengono da un'epoca in cui le console per videogiochi non avevano queste funzionalità di controllo, potrebbero non capire nemmeno perché sono necessarie. Non c'è abbastanza divulgazione su queste cose, e ogni volta che il figlio di qualcuno spende cifre record, l’industria si indigna per un paio di giorni e niente cambia.

    La bolla
    Anche i genitori più tecnologicamente consapevoli generalmente sembrano non conoscere alcune delle ultime novità del mondo videoludico. Forse però, è ancora più problematico il fatto che molti genitori spesso non conoscono i modelli di business intorno a cui ruotano i giochi AAA moderni. Molti videogiochi oggi hanno incorporate delle loot box, o almeno qualcosa di simile. In Overwatch per esempio, il gioco ti premia per aver giocato dandoti un regalo magico e brillante pieno di personalizzazioni e altri oggetti, imitando quei nostalgici regali di natale dell'infanzia. Fortnite fa qualcosa di simile, così come molti altri. Fifa Ultimate Team (FUT) fa un passo avanti sfociando, secondo molti, nel gioco d'azzardo. I pacchetti di figurine virtuali non sono come quelli reali perché non devono garantire che le figurine siano tutte stampate nelle stesse quantità, una misura presa decenni fa proprio per distinguere un pacchetto di figurine di calciatori da un giro di slot. Tuttavia, visto che le carte che si ottengono in FUT possono effettivamente essere scambiate tra giocatori e hanno una qualche forma di valore monetario la scure dei regolatori fatica ancora a calare. Come nel calcio reale, i giocatori hanno diversi livelli di valore e abilità. I videogiocatori che hanno i player migliori nella loro squadra saranno, potenzialmente, più abili nel gioco competitivo online. Il gioco dovrebbe abbinare i giocatori a squadre dal valore simile, ma come può un ragazzino di 13 anni sapere se sta perdendo perché non ha proprio quel giocatore speciale che desidera da tanto tempo nella sua squadra?

    Interventi sistemici e legislativi
    EA e i titolari delle piattaforme (Sony, Microsoft e Nintendo) hanno la responsabilità di garantire che i giochi con cui stanno guadagnando miliardi di euro non causino danni a individui o famiglie. Per quasi due decenni i titoli Fifa sono stati divertenti e coinvolgenti senza sfruttare le vulnerabilità psicologiche di individui suscettibili a comportamenti di dipendenza autodistruttivi. Svilupparne uno nel 2021 è costoso ma farebbe guadagnare comunque miliardi di dollari allo sviluppatore solo grazie alle vendite al day one. Incidenti come quello del ragazzino inglese continuano a succedere perché questi giochi e queste console vengono pubblicizzati ai bambini. I possessori delle piattaforme devono istruire meglio i genitori sulle conseguenze delle pratiche messe in atto da EA e da altri sviluppatori predatori finché delle nuove legislazioni non vengono messe in piedi. Il Belgio ha già vietato tutte le lootbox e al vaglio del parlamento tedesco c'è una legge che imporrebbe a Fifa e ad altri giochi con meccaniche simili al gioco d'azzardo di essere vietati ai minori di 18. Non si tratta solo di soldi. Queste meccaniche sono una minaccia alla salute mentale di giovani e adulti e EA le promuove attivamente collaborando con YouTuber specializzati in pubblici giovani e giovanissimi. EA sa cosa sta facendo e non sembra importarle delle potenziali conseguenze. Chiunque può restare vittima della dipendenza, che abbia più o meno di 18 anni. É giunto il momento che le società di sviluppo di videogiochi si guardino un attimo allo specchio e si chiedano se sono ancora d'accordo con lo sfruttamento delle vulnerabilità di giovani, giovanissimi e adulti.
     
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    il gioco d'azzardo è il miglior modo per ottenere nulla da qualcosa
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    Questo post è dell'anno scorso, ma purtroppo lo trovo tremendamente attuale
    ve lo ripropongo

    Riapertura sale scommesse, i rischi per i giocatori d’azzardo patologici
    Il punto di vista della psicoterapeuta Eva Muzzupappa, mentre in Regione è scontro tra maggioranza e opposizione sulla Legge 9/2016

    “C’era di quei che giocavano per vivere e si giocavano le case e le terre”.

    Così Anguilla ne “La luna e i falò” metteva in guardia il giovane Cinto dal gioco d’azzardo che portava le persone a perdere tutto, perfino la famiglia.

    In tempi di crisi economica e di povertà, il gioco d’azzardo aumenta. Non è una novità, ma un dato accertato.

    “Ci si può aspettare un picco nei prossimi mesi. Fare una giocata viene visto come un investimento: il soldo facile che arriva tutto insieme senza però calcolare quanto si è perso prima”.

    A spiegarlo è Eva Muzzupappa, psicologa presso le ASL di Piemonte e Lombardia, specializzata nel trattamento delle dipendenze da e senza sostanze (alcol, droghe, tabacco, gioco d’ azzardo patologico, internet) e nel counseling breve per la prevenzione, presso gli istituti di scuola superiore.

    “I giocatori patologici sono per la maggior parte disoccupati, cassa integrati e pensionati. Nel periodo di lockdown sicuramente hanno sofferto molto. Ora con la fase 3 e la riapertura anche di sale slot, sale scommesse e bingo, potranno ritornare a giocare con un rischio elevato di dover arrivare a chiedere prestiti in giro con un moltiplicarsi di casi di usura. Nei prossimi mesi c’è da aspettarsi un aumento del fenomeno”.


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    Dello stesso parere anche gli operatori del SERD di Asti (Servizio per le Dipendenze Patologiche). “In questi mesi ovviamente la dipendenza da gioco d’azzardo ha avuto una riduzione consistente. Alcuni giocatori si saranno rivolti al gioco online, ma la maggior parte del nostro target di utenti non ha tutta questa dimestichezza con la tecnologia. Le conseguenze della riapertura si vedranno a partire da agosto. Ci aspettiamo famiglie indebitate che arrivano a sfasciarsi”.

    Dinnanzi a questo verosimile scenario, l’emendamento alla legge sul Contrasto al Gioco d’azzardo patologico (GAP) – Legge 9/2016, voluto dalla Giunta regionale è sembrato piuttosto fuoriluogo a molti professionisti del settore, nonché della minoranza del Consiglio Regionale.

    La scorsa settimana infatti, la Giunta Cirio ha emesso un emendamento alla legge sulla ludopatia che dal 2016 ha cominciato a contrastare il fenomeno con limitazioni di orario alle sale slot e distanze da mantenere rispetto ai cosiddetti luoghi sensibili come scuole, centri per anziani, banche e bancomat (300 metri nei comuni con meno di 5000 abitanti e 500 metri nei comuni con più di 5000 abitanti).

    Si tratta di una legge retroattiva. Significa che gli esercizi che si trovano in una situazione irregolare hanno tempo per adeguarsi: 18 mesi per bar e tabaccherie e fino a 5 anni per sale scommesse e sale slot. E proprio sul punto della retroattività la maggioranza regionale intendeva operare.

    “Chi ha aperto dopo il 2016 si adegua alla legge attualmente in vigore anche se cambieremo l’articolo che agisce sulla retroattività – spiegava alcuni giorni fa l’assessore al Bilancio e Finzanze Andrea Tronzano – Oggi, il problema dei piemontesi è il lavoro e noi vogliamo salvare i posti di lavoro. Proibire significa aprire alla illegalità, garantire il gioco legale significa limitare le infiltrazioni criminali. Abbiamo quindi deciso di salvaguardare l’occupazione: nulla è più urgente! Migliaia di lavoratori, uguali agli altri e non meno importanti, che soffrono, che piangono, che hanno figli, che hanno un mutuo a carico devono avere risposte”.

    Il “Riparti -slot” come è stato battezzato, era indirizzato, secondo la maggioranza, a sostenere i lavoratori del mondo delle scommesse ed evitare il gioco illegale, ma si è subito scontrato con le opposizioni e numerose associazioni, prime tra tutte le Acli, che si sono mosse per chiedere al presidente Cirio di prendere in mano la questione e far ritirare l’emendamento.

    “Con la legge 9/2016 – scrive il presidente Regionale delle ACLI Piemonte Massimo Tarasco – abbiamo iniziato un percorso di civiltà per tutelare le famiglie piemontesi di fronte ad un fenomeno che va ben oltre il gioco.
    Tornare indietro come propone una parte della maggioranza significa rigettare la società piemontese più fragile nelle fauci del gioco in un momento di crisi dove la tentazione della sorte potrebbe essere anche più seducente. Inoltre un tale provvedimento metterebbe in crisi le tante imprese che hanno riorganizzato, con sacrificio, la propria offerta, per rispettare le norme”.

    Fa eco Barbara Rosina, presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico deve essere osservato in modo attento: se da un lato la cancellazione della retroattività aumenterebbe i posti di lavoro del settore, con nuove aperture di locali slot machine e VLT, dall’altro farebbe aumentare il numero dei giocatori, anche quelli problematici che diventerebbero un rilevante problema sociale nel medio e lungo periodo. I costi sociali che un soggetto con una dipendenza da gioco d’azzardo produce attraverso le sue perdite economiche sono numerosi: perdita delle relazioni familiari e amicali, perdita del lavoro, accesso smisurato a crediti con conseguente sovraindebitamento, rischio di reati correlati alla necessità di procurarsi il denaro”.

    A seguito delle pressioni da più parti, dopo il confronto del presidente della Regione Alberto Cirio con i capigruppo di minoranza in Consiglio regionale, il centrodestra ha fatto retromarcia e ritirato l’emendamento.

    Salva quindi l’azione di prevenzione messa in atto con questa legge: la facile disponibilità di apparecchi attirerebbe infatti un numero sempre più ampio di soggetti aumentando la percentuale di chi può sviluppare una dipendenza.

    “Le sale slot sono comunque riaperte e potrebbero diventare, in questo momento storico, un richiamo al soldo facile. Le casse dello Stato sicuramente andranno meglio nei prossimi mesi – afferma ironica Muzzupappa che continua – Chi si trova in difficoltà può rivolgersi a specialisti, ai SERD delle Asl e a cliniche private specifiche per il settore dipendenze”.

    Ad Asti il SERD è attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì dlle 8 alle 10, dalle 12 alle 13,3o accesso diretto e il martedì anche al pomeriggio dalle 15,30 alle 17,30. Per appuntamento chiamare 0141.482817.

    Eva Muzzupappa

    Eva Muzzupappa consegue nel 2005 la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità, presso la facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Torino. Diventa Psicoterapeuta Cognitivista nel Novembre 2012 presso la scuola di specializzazione “Centro Clinico Crocetta” di Torino. Ha prestato, e presta tuttora, servizio come psicologa presso le ASL di Piemonte e Lombardia, specializzandosi nel trattamento delle dipendenze da e senza sostanze (alcol, droghe, tabacco, gioco d’ azzardo patologico, internet). Infine è autrice insieme a Claudio Secci del libro “Così non vale”: attraverso i racconti delo scrittore Secci e gli interventi clinici della psicoterapeuta Muzzupappa l’obiettivo è quello di sensibilizzare sul problema della dipendenza da gioco d’azzardo e di indicare le linee guida per il suo trattamento.


    tratto da www.atnews.it/
     
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