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    il gioco d'azzardo è il miglior modo per ottenere nulla da qualcosa
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    Il gioco d’azzardo tra Covid e riaperture

    La chiusure di bar e sale slot ha avuto un effetto positivo sui giocatori d'azzardo patologici, grazie alla distanza forzata. Ora il dubbio sugli effetti delle riaperture, che li esporranno nuovamente ai fattori di dipendenza.

    l locale che fa angolo è uno dei più vistosi di Porta Palazzo, nel cuore multietnico di Torino. Le insegne promettono vincite facili in denaro, ma le porte della sala slot sono serrate da mesi. Da quando sono state stabilite le chiusure delle attività non essenziali. Tutto intorno c’è il mercato e la gente non sembra badare troppo a queste mura. Solo un ragazzo commenta: “adesso è chiusa, ma di solito è piena di gente”. E c’è da credergli.

    I dati indicano che oltre 8 milioni di residenti in Italia possono considerarsi giocatori abituali, alimentando un business che nel 2019 aveva raggiunto la cifra di 110 miliardi di euro di raccolta e la cui crescita sembrava inarrestabile – fino allo scoppio della pandemia -, ma che ha generato anche un milione e mezzo di giocatori considerati patologici. Persone intrappolate nell’unica dipendenza riconosciuta dal DSM-5 a non essere associata ad alcun consumo di sostanze. Per molti di loro, gli studi indicano che il lockdown ha rappresentato una finestra di serenità fatta di ritorno a vite normali, con sogni e ambizioni slegati dalla loro dipendenza. Una serenità dovuta alla chiusura forzata di bar e sale slot, che rischia di essere minacciata dalle riaperture dei prossimi mesi.

    Una vita per il gioco d’azzardo e i benefici del lockdown
    La normalità pre-Covid, per molti giocatori patologici, corrispondeva a una totale dedizione al gioco. “Pur di giocare inventavo riunioni o altre scuse banali, spesso poco credibili”, racconta C, un ex giocatore che ha accettato di parlare della sua esperienza. “É capitato anche che fossero le mie figlie piccole a prelevare me e mia moglie dalla sala slot, dopo che eravamo lì da oltre 12 ore dimenticandoci anche di preparare loro il pranzo”.

    Persone come C sono state osservati speciali durante i mesi di lockdown, temendo reazioni in risposta all’astinenza forzata. Timore, però, rivelatosi infondato. “Per me il lockdown è stato un periodo molto positivo”, afferma C, e non sembra essere un caso isolato. Già a giugno 2020, il CNR aveva pubblicato i dati ottenuti da un questionario sulle abitudini dei giocatori italiani a cui hanno partecipato quasi 4 mila persone. Le risposte evidenziano una netta riduzione del gioco per quasi un terzo degli intervistati (35,4% ), e la totale interruzione per oltre un quinto di loro (22,8%). Dai risultati emerge anche che questi non sono migrati verso il gioco online, che attira profili distinti dagli utenti tradizionali.

    Miglioramenti economici, emotivi e relazionali
    Miglioramenti emersi in maniera ancora più netta in un lavoro, pubblicato su International Journal of Environmental Resaerch and Pubblic Health, condotto tra 135 utenti dei Ser.D di Piacenza, la Spezia e Parabiago (MI), a cui ha collaborato anche l’associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze-. In questo caso, ai partecipanti è stato somministrato un questionario telefonico per valutare il loro stato emotivo, i loro rapporti interpersonali e se l’assenza delle abituali fonti di gioco li stesse spingendo verso nuove modalità di gioco d’azzardo.

    Per tutti i partecipanti, il periodo di chiusura è coinciso con un miglioramento significativo nella loro qualità di vita. Con meno comportamenti di gioco e minore desiderio. Un beneficio anche emotivo e relazionale, non solo economico. “Per gli intervistati questo periodo è stato vissuto come una liberazione. Dichiaravano una rinnovata fiducia nel futuro”, commenta Daniela Capitanucci, psicoterapeuta referente scientifica di AND e tra le autrici dello studio. “Mostravano la volontà e la capacità di vivere e progettare un futuro, hanno rinnovato rapporti umani con parenti e amici. Quasi impensabile fino a pochi mesi fa”.

    Tra condizionamento operante e rischio di ricadute
    A preoccupare gli esperti è adesso il rischio di ricadute, in parte connaturate all’essenza delle modalità di gioco d’azzardo. “Il funzionamento del gioco d’azzardo è analogo agli schemi del condizionamento operante di Skinner”, spiega Capitanucci, che è anche coautrice del libro Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia (Terrasanta, 2020), “ciò rende il rischio di ricadute particolarmente elevato. Perché una volta imparati, certi automatismi sono difficilissimi da scardinare”.

    Il condizionamento operante è la propensione a ripetere un gesto se questo viene adeguatamente rinforzato. La sua definizione si deve allo psicologo americano Burrhus Skinner e al suo importante esperimento, in cui i topi sono liberi di girare per una gabbia (la Skinner box), dove sono presenti delle levette o dei pulsanti da attivare per ottenere del cibo. Il comportamento dei topi diventa compulsivo quando il rilascio non è continuo ma casuale, e il topo non può essere certo di ottenere la ricompensa.

    In maniera simile, una vincita non prevedibile può innescare la spasmodica ricerca della nuova ricompensa nel giocatore. Come racconta sempre C, “dopo una vincita di poche migliaia di euro non riuscii più a smettere. Contrassi debiti sempre maggiori aspettando la vincita che mi avrebbe riscattato”. Ma slot machine e gratta e vinci sono progettati per non essere mai in perdita, e l’attesa risulta inevitabilmente vana.

    Il gioco e il pensiero magico
    Intanto, chi sviluppa la dipendenza può associarla a credenze irrazionali. “A complicare le cose c’è la tendenza di molti giocatori ad associare il gioco al pensiero magico. Ovvero alla convinzione di poter influenzare eventi non controllabili, o legarsi a superstizioni”, afferma Mauro Croce, psicologo, fondatore dell’associazione Alea ed ex-dirigente ASL VCO.

    È quindi normale incontrare persone che trovano nelle lotterie riferimenti cabalistici, riversano la propria passione per i numeri nei gratta e vinci, o curano le slot machine, convinti che se hanno incassato molti soldi durante la giornata siano prossime a concedere una vincita. Acquisiti questi comportamenti, può bastare un singolo evento per riattivare la dipendenza anche in chi sembra esserne uscito. Come l’episodio accaduto a un altro ex giocatore, E, che racconta di una ricaduta dopo aver visto un ragazzino perdere cento euro alla slot machine. “Mi avvicinai a lui per dissuaderlo dal gioco, convincerlo a smettere. Fui io a ricadere nel vizio”.

    Le riaperture, un momento critico per i giocatori problematici
    Con queste premesse, i miglioramenti osservati durante le chiusure potranno rivelarsi tanto fragili quanto precari al momento delle riaperture.

    Indizi in tal senso provengono anche da uno studio guidato dall’Istituto Superiore della Sanità, condotto su persone tra i 18 e i 74 anni di età, i cui partecipanti sono stati intervistati per indagare la propensione al gioco d’azzardo nei mesi a cavallo della pandemia. L’abitudine al gioco passa dall’interessare il 16% dei partecipanti in epoca pre-Covid, al 9% del totale nei mesi di lockdown, per poi risalire al 18% nei durante aperture parziali.

    Le oscillazioni sono più marcate per il gioco fisico, che passa dal 9,9% al 2% durante le chiusure, per risalire all’8% con le riaperture parziali. L’online ha invece una diminuzione meno marcata, dal 10% all’8%, ma schizza al 13% con la ripresa delle attività. Sono numeri che non indicano per forza un rapporto problematico col gioco, ma certificano un rischio reale per i soggetti più fragili.

    La connessione tra offerta e dipendenza è d’altro canto nota da almeno un ventennio. In un’importante ricerca, pubblicata nel 2002 su Addiction da Alex Blaszczynski e Lia Nower, si osservava come in tutte le tipologie di giocatore patologico, l’insorgere della dipendenza fosse legato a quelli che loro chiamavano fattori ecologici. Ovvero, la disponibilità e l’accessibilità del gioco d’azzardo.

    L’evoluzione del gioco tra soldi e salute
    Il lavoro di Blaszczynski e Nower arrivava nel pieno di una rivoluzione del gioco, che lo avrebbe trasformato da attività di nicchia a fenomeno di massa. “È stato un vero e proprio tsunami. In quegli anni il gioco d’azzardo ha smesso di essere considerato un problema di ordine pubblico ed è diventato una fonte di introiti sempre maggiore anche per lo Stato”, afferma Croce.

    “Fino a quel momento nel gioco si potevano ritrovare anche elementi di socialità. Era una pratica lenta, con partite lunghe e le conseguenti vincite o perdite si protraevano nel tempo. Non dico che fosse buono, ma era una cosa molto diversa rispetto al panorama odierno. Con l’arrivo dei giochi veloci, ampiamente pubblicizzati, queste dinamiche sono scomparse e i giocatori si sono trasformati in consumatori compulsivi di questa nuova merce”.

    In questi anni la raccolta è letteralmente esplosa. Tra il 2000 e il 2016 il volume del gioco d’azzardo legale è quintuplicato, arrivando a 96 miliardi di euro di raccolta. Nel 2018 aveva sfiorato i 107 miliardi di euro e nel 2019 ha raggiunto e superato i 110 miliardi. Trend alimentato negli ultimi anni anche dall’avvento del gioco online, che ha attratto molti nuovi giocatori su cui però è ancora difficile fare valutazioni. “Purtroppo sull’online non abbiamo abbastanza dati a disposizione”, osserva Capitanucci, “l’unica cosa che possiamo affermare è che chi è in cura per la dipendenza da gioco fisico non sembra spostarsi verso l’online”.

    Per il futuro servono scelte importanti e coraggiose
    Di fronte a questi numeri servono provvedimenti anche legislativi per contrastare efficacemente la dipendenza da gioco d’azzardo. Su questo punto C è netto: “vanno chiuse le sale slot”. Mentre secondo Capitanucci “servono scelte politiche importanti, la terapia aiuta ma dobbiamo limitare l’accesso alle fonti di gioco. È vero che stiamo parlando di molti soldi, ma gran parte della raccolta arriva da giocatori con dipendenza. C’è un problema etico di fondo”.

    Dello stesso avviso è anche Mauro Croce: “non sono contro il gioco in assoluto, ma credo vada regolamentato severamente. Un buon esempio è la legge piemontese, che ha dato i suoi frutti anche se è stata messa in discussione di recente da alcuni partiti”. La legge in questione è la Legge Regionale n. 9/2016, che limita gli orari per giocare d’azzardo e stabilisce una distanza minima di 500 metri delle sale da gioco dai alcuni luoghi sensibili come residenze per anziani, scuole e banche. Dalla sua approvazione nel 2016 al 2019 il gioco in Piemonte è diminuito del 9,7%. Dimostrando che una via d’uscita è possibile ma la decisione deve essere politica.

    tratto da oggi scienza.it di Simone Clemente
     
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    Federconsumatori: un ragazzo su due spende soldi nel gioco d’azzardo
    Modena è la provincia dove si perde di più al gioco d'azzardo: in cinque Comuni, tra cui Carpi, si spende di più per le macchinette che per il cibo, in altri quattro più che per la sanità. Lo evidenzia un’indagine di Federconsumatori Modena

    30 Giugno 2021 Temponews.it
    Modena è la provincia dove si perde di più al gioco d’azzardo: in cinque Comuni, ad esempio, si spende di più per le macchinette che per il cibo, in altri quattro più che per la sanità.

    È quanto emerge da un’indagine locale di Federconsumatori, con 1.106 partecipanti, che secondo la stessa associazione dei consumatori vicina alla Cgil sarà “utile al mondo della scuola, ai genitori, ai ragazzi stessi ed anche alle amministrazioni locali”. Si legge che sia i ragazzi sia le ragazze, tra coloro che hanno risposto al questionario, sono pressoché unanimi nel tracciare il ritratto del giocatore d’azzardo tipo: uomo, soprattutto disoccupato (ma a seguire lavoratore), non particolarmente giovane, che gioca sia per svago che per la necessità di avere entrate economiche. “Per molti versi un perdente, illuso di risolvere i propri problemi giocando”. Invece, solo il 4% vede come giocatore tipo “una donna”. Anche qui, segnala Federconsumatori, “pesa la sottovalutazione dei giochi più tipicamente a partecipazione femminile: il Gratta&Vinci, il Lotto, il Bingo. Ma analizzando altre risposte pare chiaro che le differenze, se ci sono, risultano contenute, e vanno ricondotte alle diverse tipologie di gioco”. Ad esempio, il 52% delle ragazze ed il 58% dei ragazzi dice di “aver speso soldi” nei giochi d’azzardo. Allo stesso tempo, la metà di chi ha risposto al sondaggio non considera lotto, lotterie e Gratta&Vinci come veri e propri giochi d’azzardo, anche se “il 97% è a conoscenza del divieto di gioco ai minori”. In ogni caso, si sottovaluta “e di molto” quanto viene speso mediamente in Italia per l’azzardo fisico e l’online, nota Federconsumatori

    Più in generale, si fa presente nel questionario, nell’ultimo anno prima della pandemia, il 2019, i modenesi hanno speso solo di solo fisico oltre un miliardo di euro, perdendo 245 milioni. Ogni modenese, neonati compresi, ha giocato, nei canali fisici, 1.482 euro pro capite, perdendo 345 euro. A questi vanno aggiunti i tendenziali 600 euro, sempre pro capite e neonati compresi, giocati nel 2019 nei diversi giochi online. “Cifre enormi, che mettono Modena in testa alla classifiche regionale, grazie ad una rete di gioco d’azzardo ipertrofica, in particolare in alcune parti del territorio”, precisa l’associazione dei consumatori allarmata nella sua analisi. Sono cinque, in particolare, i Comuni modenesi dove la spesa pro capite complessiva per gioco d’azzardo ha superato quella alimentare: Sassuolo, Carpi, Formigine, Savignano sul Panaro e Modena. I primi quattro hanno anche registrato il sorpasso sulla spesa sanitaria, pubblica e privata. E se comunque anche nel modenese si è registrato un lieve rallentamento del gioco fisico, anche grazie alla legge regionale a tema, “anche il contenimento degli orari di apertura, voluta da diverse amministrazioni locali, ha avuto effetti importanti”, riconosce Federconsumatori. In ogni caso, completa l’associazione, “da tempo cresce il gioco online, sia per la comodità che per le maggiori possibilità di vincita”.
     
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    Gioco d’azzardo online. Sono 87.000 i ‘pentiti’ in Italia che hanno chiesto di essere esclusi dalle scommesse


    Nell’ambito dell’azione volta a contrastare la ludopatia il regolatore italiano ha istituito nel 2019 il Registro unico degli Autoesclusi (RUA), per la gestione delle richieste di autoesclusione dal gioco a distanza.

    Si tratta di uno strumento ‘testato’ già su altri mercati europei con lo scopo di contribuire al contrasto della dipendenza da gioco problematico.

    L’autoesclusione di un soggetto, così come è stata pensata dall’ADM, ha valore trasversale, vale a dire che è valida nei confronti di tutti i concessionari che raccolgono il gioco a distanza.

    La richiesta può essere inoltrata sia da giocatori titolari di un conto di gioco che da soggetti che non possiedono nessun conto. L’iscrizione in questo registro può essere effettuata sia tramite il concessionario con cui si possiede un conto di gioco, sia facendone richiesta presso gli uffici territoriali di ADM, sia autonomamente attraverso il PUDM (Portale Unico delle Dogane e de Monopoli), accedendo ad un’area riservata con l’utilizzo di credenziali SPID o CIE.

    L’iscrizione può essere temporanea (della durata di 30, 60 o 90 giorni) o a tempo indeterminato ed ha effetto immediato sui soggetti richiedenti, che non potranno aprire nuovi conti di gioco né potranno più movimentare i conti già attivi se non per prelevare le somme giacenti.In caso di autoesclusione a tempo indeterminato, il soggetto autoescluso può chiedere la revoca dell’autoesclusione a condizione che siano passati almeno 6 mesi dall’iscrizione. Nel caso di autoesclusione a tempo determinato, non è possibile chiedere la revoca dell’autoesclusione; essa sarà automatica alla fine del periodo indicato (30, 60 o 90 giorni).

    Nel 2017, quindi prima dell’istituzione del registro, sono state 56mila le persone, in Italia, che hanno chiesto l’autoesclusione, con una crescita di circa sei punti percentuali rispetto al 2016.

    Nel 2020 circa 80.000 soggetti hanno inviato una richiesta di autoesclusione.

    Attualmente risultano autoesclusi circa 87.000 soggetti.

    fonte Jamma.tv

    un commento di Daniela Capitanucci
    Nel 2020 circa 80.000 persone hanno chiesto l’esclusione volontaria dal gioco d’azzardo online.
    Misura ancora imperfetta perché si rientra automaticamente abilitati con le esclusioni a tempo determinato e si può chiedere la riammissione dalle esclusioni “illimitate”.
    Ma è meglio di niente.
    Quante persone chiederebbero di essere escluse dal gioco d’azzardo fisico?
    Non esistendo in Italia questa possibilità, al momento non lo sapremo.
     
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    Allarme gioco d’azzardo Dopo lo stop è corsa alle slot

    di Federica Pacella

    Rischio ‘rebound’ dopo i mesi di chiusura delle sale gioco: nel Bresciano cresce l’allerta. Ats Brescia, regista delle attività di contrasto e prevenzione al gioco d’azzardo patologico, messe in atto dal territorio grazie al finanziamento regionale triennale di 2,8 milioni di euro, non nasconde la preoccupazione. "Il lockdown – spiega Jolanda Bisceglia, direttore sociosanitario di Ats Brescia – ha modificato alcune modalità di gioco, perché la chiusura prolungata in casa ha attivato la propensione ad usare forme telematiche".

    "Ora il nodo è capire come e quanto si sia radicato questo cambiamento. Da una parte – le sue parole – qualcuno potrebbe essere riuscito a disintossicarsi. Dall’altra, si teme l’effetto ‘abbuffata’, proprio a fronte della prolungata chiusura delle sale gioco". Per capire quanto il lockdown abbia inciso sul fenomeno, il Comune di Brescia sta coordinando un’analisi che consentirà di confrontare l’entità del giocato tra il 2015 e 2019, periodo pre-Covid, e quella del primo semestre 2020, per avere dei dati utili a metter in atto azioni di sistema. Tra queste, ci potrebbero essere anche interventi sugli stessi ambienti delle sale gioco. "Sarebbero utili azioni di memento, perché i giocatori si rendano conto del tempo che passa. Queste strutture sono come una bolla, in cui non ci si rende conto neanche di che ora è, e questo non facilita un corretto rapporto con il gioco".

    La prevenzione è la strada più efficiente, mentre gli interventi per i ludopatici sono molto più ardui. L’Osservatorio territoriale delle dipendenze di Ats Brescia, nel 2019, ha registrato 451 utenti che hanno ricevuto prestazioni per le problematiche legate al gioco d’azzardo patologico, nei servizi ambulatoriali per le dipendenze. Un numero in crescita del 64,5% rispetto al 2014, del 10,5% rispetto al 2018, anche se il dato è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più diffuso. Si rileva una prevalenza maschile (80%), con un’età media di 48 anni, anche se emerge la crescita di over 65 (+16,5% nel 2020). "Abbiamo 10 equipe territoriali – spiega Gianpietro Ferrari, responsabile Uos Disagio, marginalità ed inclusione sociale – che possono seguire ambulatorialmente le persone e possono eventualmente fare degli invii nelle strutture residenziali o semi-residenziali, che contano 44 posti. I percorsi possono durare da 6 mesi ad un anno. Vediamo però che si perdono facilmente, ci sono tassi di abbandono più elevati rispetto alla media". L’epidemia potrebbe provocare un incremento di casi, per effetto dell’impatto sull’economia. "La condizione di instabilità economica stimola il gioco d’azzardo – evidenzia Ferrari – è facile che la fascia di popolazione più debole sia più esposta, perché vede nel gioco un’azione di rivalsa o un tentativo di alienazione".

    © Fornito da Quotidiano.Net
     
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    Brescia, virale anche il gioco d’azzardo: sempre di più i casi patologici





    Ats, Comune e sigle sindacali hanno sottoscritto un accordo per contrastare la ludopatia tra gli anziani
    di Nicole Orlando
    Brescia, virale anche il gioco d'azzardo: sempre di più i casi patologici
    Gli effetti della fine del lockdown per sale slot, bingo e sale scommesse sono ancora da valutare: la riapertura è stata concessa da poco più di un mese. Per il ritorno al gioco d’azzardo «in presenza» è atteso tuttavia un possibile effetto-abbuffata. «La chiusura dei luoghi fisici — spiega Jolanda Bisceglia, direttore sociosanitario di Ats — ha spostato una buona parte dei giocatori sul web. Resta da capire se ci sarà un eventuale rebound, cioè un aumento dopo la chiusura forzata». L’abbuffata, appunto: chiamata così in riferimento a chi soffre di dipendenze. Come droga, alcolismo o gioco d’azzardo. «Può darsi che alcune persone si siano disintossicate durante il lockdown — continua Bisceglia — ma la riapertura delle sale gioco andrà monitorata attentamente. Sono in corso studi per osservare l’andamento della situazione e i cambiamenti nelle modalità di gioco».

    A Brescia sono attivi diversi progetti di prevenzione, sensibilizzazione e trattamento del «gap», il gioco d’azzardo patologico. Nel 2020 si sono rivolte agli sportelli ambulatoriali 429 persone, numero che conferma l’andamento degli anni precedenti (451 nel 2019, 408 nel 2018), in forte crescita rispetto al periodo 2014-2017 (ma sottostimato rispetto alla reale diffusione del fenomeno). Nell’ambito del programma regionale di contrasto al gap la Lombardia ha stanziato 8,5 milioni di euro: ad Ats Brescia sono stati destinati più di 2,7 milioni nell’arco di un triennio (dal 2019 al 2021) per la presa in carico di pazienti con problematiche legate al gioco d’azzardo, attraverso ambulatori o veri e propri inserimenti in strutture residenziali e semi residenziali. A questo si aggiunge un fitto programma di prevenzione e formazione che coinvolge scuole, luoghi di lavoro e associazioni.

    Il «giocatore tipo» è uomo (nell’82% dei casi), sui 50 anni, con un lavoro stabile (il 57,3%). Ma il gioco d’azzardo non risparmia i pensionati: a loro si rivolge il progetto sottoscritto da Ats, Comune e sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e coordinato dalla cooperativa Il mago di Oz, che ha ricevuto un finanziamento da 180 mila euro. «In città — sottolinea Silvia Bonizzoni, referente del progetto per il Comune — il 25% della popolazione è anziana: ci sono 65mila ultra sessantacinquenni. Si tratta di una popolazione fragile e a rischio». Da qui la decisione di attivare percorsi formativi dedicati a volontari e iscritti ai sindacati: agli incontri (online) hanno partecipato 37 persone. Saranno ora elaborate specifiche linee di intervento da attivare tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.


    tratto da Brescia /corriere/notizie

    Edited by Heming - 16/8/2021, 01:26
     
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    “Per me era soltanto un vizio”. Lo stigma e altre barriere all’accesso al trattamento per gioco problematico.

    Una interessante ricerca svolta dall'ASLTO3
    impegnate un po' di tempo e leggetela con calma..


    www.aslto3.piemonte.it/wp-content/...ebz5P5Fgqs7JW2k
     
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    PIAGA SOCIALE
    Anziana moglie pedina il marito e lo sorprende sperperare i risparmi alle slot: lui si infuria e l'aggredisce
    Una violenza che racconta un profondo disagio sociale che colpisce sempre più anziani.


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    CRONACA Mantova, 21 Luglio 2021 ore 12:27
    Purtroppo sono sempre più gli anziani schiavi del gioco d'azzardo: la storia di cronaca raccontata oggi ne è un esempio lampante. Un anziano viene colto in flagrante dalla moglie mentre gioca per l'ennesima volta a un gioco d'azzardo dopo aver sperperato tutto il patrimonio familiare e la aggredisce. Fortunatamente gli Agenti della polizia vengono allertati in tempo per intervenire prima che la situazione peggiori.

    La richiesta d'aiuto di un passante
    Nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 20 luglio 2021, gli Agenti della Squadra “Volante” sono dovuti intervenire a seguito di una richiesta pervenuta alla Centrale Operativa della Questura da parte di un cittadino: l'uomo stava cercando di far cessare senza successo una violenta lite sulla pubblica via tra due anziani – un uomo ed una donna – scoppiata per motivi imprecisati.
    Gli Agenti di Polizia, giunti immediatamente sul posto per interrompere quanto stava accadendo e per accertarne la dinamica, hanno prima preso contatti con il richiedente, che ha riferito che le due persone coinvolte si trovavano ancora all’interno del giardino pubblico poco distante, ancora intente ad urlare e a picchiarsi.
    Una volta individuata ed avvicinata la coppia di anziani protagonista della vicenda, gli Agent sono riusciti a riportare la calma e, dopo averli identificati, hanno ricostruito insieme a costoro quanto accaduto.

    La ricostruzione della vicenda
    Il racconto che ne è scaturito ha rappresentato una triste sorpresa anche per gli uomini in Divisa: i due contendenti, infatti – marito e moglie rispettivamente di 76 e 72 anni, entrambi mantovani – hanno confermato di essere stati protagonisti, fino all’arrivo della Polizia, di un acceso scontro, sia verbale che fisico, fortunatamente senza gravi conseguenze, dovuto al fatto che l’uomo, dopo aver mentito alla moglie, come di consueto si era recato in un Bar dove abitualmente è solito sperperare i pochi risparmi familiari al videopoker, motivo per cui la moglie, ormai esasperata, aveva deciso di pedinarlo per poi, una volta sorpreso “in flagranza”, provare a farlo ragionare.

    Moglie aggredita dall'anziano marito sorpreso ludopatico
    Di tutta risposta, invece, la donna veniva strattonata ed aggredita dall’anziano coniuge, oramai sempre più inconsapevolmente dipendente del gioco d’azzardo, divenuto per lui una vera e propria ossessione, tanto da averlo portato alla rovina economica sua e della famiglia.

    Nessuno dei due protagonisti ha voluto sporgere formale denuncia, e la donna non ha mancato di esprimere la propria gratitudine agli Agenti di Polizia intervenuti nell’occasione. L’uomo, dal canto proprio, ha ammesso la veridicità delle accuse formulategli dalla moglie, riferendo altresì che solo a seguito del lockdown era riuscito, per forza maggiore, a contenere il proprio vizio per il gioco d’azzardo, poi ripreso non appena la situazione si era normalizzata e sono stati riaperti i Bar e le Sale Giochi.

    Informati della situazione anche i Servizi Sociali
    La Questura, ad ogni modo, ha ritenuto opportuno informare della vicenda i Servizi Sociali comunali, per cercare di dare il necessario aiuto all’anziana coppia, in considerazione della complessa ed oramai non più sostenibile situazione familiare.

    Quella della dipendenza dal gioco d’azzardo, infatti, è una piaga sociale che colpisce non solo i giovani ma sempre più anche gli anziani, i quali, probabilmente, anche per combattere la solitudine – avendo una maggiore disponibilità di tempo libero, minori responsabilità familiari e l’esigenza di uscire di casa per socializzare – in non pochi casi, purtroppo, diventano frequentatori assidui e compulsivi di Bar e Sale giochi, schiavi di macchinette, videopoker e slot machine.

    “Questa vicenda conferma quanto da tempo già era stato possibile riscontrare: l'allargamento, cioè, verso le aree tradizionalmente più indifese, costituite soprattutto da minori ed anziani, della degenerazione patologica del gioco d’azzardo – ha evidenziato il Questore della Provincia di Mantova Paolo Sartori–. Si tratta di un problema che viene assai spesso tenuto nascosto, anche per vergona, da chi ne è vittima e dai familiari, i quali non sanno come affrontare efficacemente la situazione e come reagire allorché l’anziano è oramai precipitato in una spirale senza via d’uscita. In questi casi, pertanto, è fondamentale l’intervento dei Servizi Sociali, ai quali è opportuno rivolgersi, con la collaborazione delle famiglie, nell’ottica di poter individuare una soluzione efficace”.

    tratto da /primadituttomantova.it/cronaca
     
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    Il business dei pronostici: Tutte le truffe delle scommesse on line
    Il business delle scommesse sportive in Italia sta proliferando sempre di più. Spot pubblicitari in continuazione su tutte le emittenti, consigli, quote pre-match e all’intervallo delle gare, sponsorizzazioni di squadre e addirittura di campionati. Insomma sembra tutto ruotare intorno al mondo delle scommesse.

    Se quanto appena citato è però regolato dall’AAMS (Agenzie delle dogane e dei monopoli di stato), lo stesso non si può certo dire per tutte le attività parallele e lucrative che derivano dal business principale. Queste attività danzano sulla zona grigia, sulla linea di confine tra il legale e l’illegale, sfruttando il mix letale di passione e ingenuità da parte degli scommettitori più assidui. Con l’attuazione del Decreto Dignità, non sono più possibili le pubblicità di gioco legale ma le pagine e i gruppi sui social proliferano ogni giorno.

    Noi ci siamo fatti un giro in rete e abbiamo trovato quali sono queste “dubbie” attività parallele più diffuse.

    https://youtu.be/QYxNbIUAcGs



    L'ARTICOLO COMPLETO QUI CON UN VIDEO DI UNA TESTIMONIANZA

    https://giocopulito.it/il-business-dei-pro...mmesse-on-line/
     
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    Impulso, azione e senso di colpa: il circolo vizioso che accomuna tutte le dipendenze.
    Essere dipendenti, in fondo, significa sfuggire alla realtà o, per lo meno, alle emozioni che inevitabilmente ne fanno parte.

    L’incapacità di resistere all’impulso, il piacere o il sollievo derivati dall’agire e, infine, la vergogna e i rimorsi che sopraggiungono, puntuali, quando le acque si sono calmate. Questo è ciò che accade a chi ha una dipendenza, qualsiasi essa sia.

    Il circolo vizioso della dipendenza comprende comportamenti e stati d’animo che si “rinforzano” a vicenda. Non c’è un punto di partenza ben definito; ogni elemento può innescare il successivo. L’ansia, la tristezza o la rabbia, per esempio, possono causare il bisogno di bere, di consumare sostanze o di giocare. Comportamenti che, se agiti, producono senso di colpa ed emozioni negative sempre più intense.

    A volte, invece, tutto inizia con un comportamento non tanto dovuto a un vero e proprio impulso, quanto alla semplice abitudine. Se hai una dipendenza ti sarai accorto che, spesso, agisci in modo meccanico: non ne avresti davvero bisogno ma, comunque, non riesci a immaginare di non farlo.
    1630967358167circolo_vizioso_dipendenze

    Altre volte ancora, invece, la dipendenza si esprime in un senso d’urgenza improvviso che, a mente lucida, non sapresti spiegare. Non sono l’ansia o la tristezza a provocarlo. Senti solo qualcosa, dentro, che devi placare.

    Chi ha una dipendenza ce l’ha, innanzitutto, nei confronti delle sue funzioni. Agirla, in fondo, significa sfuggire alla realtà o, per lo meno, alle emozioni che ne fanno parte.

    Le 6 somiglianze fra il tossicodipendente, l’alcolista e il ludopatico
    negazione Minimizzare, dire bugie e inventare giustificazioni sono comportamenti caratteristici di tutti i dipendenti. E non c’è da stupirsi perché spesso queste persone faticano ad ammettere il problema perfino a se stesse. Moltissimi alcolisti, per esempio, giurano di bere in modo saltuario e controllato. Chi fa uso di droghe non concorda mai sulla definizione di tossicodipendente, essendo convinto che, volendo, potrebbe smettere all’istante. Tanti ludopatici si giustificano dicendo “lo fanno tutti, le sale scommesse e i bar sono pieni”.

    Essendo legata, nell’immaginario collettivo, alla debolezza di carattere e alla mancanza di forza di volontà, la dipendenza può essere causa di vergogna e, di conseguenza, diventare inconfessabile. I modi di nascondere una dipendenza variano. L’alcolista, per esempio, può bere quando è solo in casa o in ufficio, inventarsi uscite con amici o cene di lavoro e cercare di coprire l’odore di alcol con deodoranti e caramelle. Il ludopatico, invece, può far sparire le ricevute delle scommesse, frequentare sale slot in cui è certo di non incontrare conoscenti, chiedere prestiti all’insaputa dei famigliari per coprire gli ammanchi sul conto corrente prima che siano scoperti.

    La maggior parte dei dipendenti rifiuta la realtà perfino davanti all’evidenza: un alcolizzato può negare il consumo eccessivo d’alcol anche quando il partner o un genitore trovano bottiglie vuote di superalcolici nascoste nei cassetti, un tossicodipendente può sostenere di non fare uso di droghe nonostante l’esito delle analisi del sangue, un giocatore d’azzardo può rifiutarsi di ammettere la ludopatia sebbene non riesca a spiegare perché ci siano i creditori alla porta.

    assuefazione e astinenza Per assuefazione si intende la diminuzione progressiva dell’effetto di una sostanza o di un comportamento. Il tossicodipendente che, all’inizio, ha l’effetto desiderato impiegando una certa quantità di sostanza, con il tempo deve assumere dosi sempre maggiori per ottenere gli stessi risultati. Il giocatore d’azzardo che, da novizio, si limita a puntare pochi spiccioli può arrivare a spendere centinaia, perfino migliaia di euro al giorno, perché somme contenute ben presto smettono di eccitarlo.

    Per astinenza, invece, si intende la sofferenza psicofisica determinata dalla sospensione dell’utilizzo di una sostanza o dall’inibizione di un certo comportamento. Un alcolista che decide di smettere di bere può incorrere in sintomi quali la tachicardia e l’agitazione, fino al vomito, alle allucinazioni e al delirium tremens. Un eroinomane in astinenza può accusare dolore muscolare, crampi allo stomaco, brividi, pelle d’oca e diarrea. Un ludopatico che interrompe il gioco può sentire agitazione, tensione, insonnia, ansia, irritabilità anche per giorni o settimane di fila.

    Al pari della maggior parte degli alcolisti e dei tossicodipendenti anche i ludopatici, almeno una volta, provano a smettere. Possono farlo dopo esser stati scoperti da un famigliare o perché sono a corto di denaro e riuscire a mantenere i loro propositi per un po’. Poi, magari, tornano a giocare dandosi un limite e imponendosi di rispettarlo e un giorno come un altro, ritrovandosi in tasca più denaro del solito o svegliandosi tesi e ansiosi, ricadono nel gioco eccessivo.

    Non è raro nemmeno che il bisogno si rifaccia vivo dopo anni. Molti ex alcolisti riferiscono di essere andati al bar per un caffè e, sotto la spinta dell’impulso improvviso, di aver chiesto al barista “Una birra, per favore”. Questo, dopo decine d’anni di assoluta sobrietà.

    carattere dipendente L’insofferenza verso i limiti e la tendenza a eccedere sono naturali in ogni essere umano e rappresentano la conseguenza del fatto che, per tutta la vita, conserviamo le tracce dei bambini che siamo stati. Tutti, nelle giuste circostanze, diventiamo capricciosi, sregolati e impulsivi. Una delle sfide più impegnative per l’adulto è esprimere questo “lato infantile” in modo funzionale.

    Molti tossicodipendenti, alcolisti e ludopatici sono abituati a prendere decisioni non in base a riflessioni, ma sull’onda di sensazioni ed emozioni. Mal tollerano la noia, la mancanza di stimolazione e le frustrazioni, ricercano piaceri immediati e si scoraggiano se i loro comportamenti non producono risultati subito tangibili.

    Tanti dipendenti sembrano incapaci di tollerare e regolare le emozioni. Non riescono a calmarsi quando sono in ansia e a non sfogare la rabbia quando ricevono un’offesa ma, allo stesso tempo, sentono di non meritare niente, tanto da non sopportare nemmeno la felicità.

    Per questo l’alcol, le droghe e il gioco d’azzardo, svolgendo dall’esterno una funzione di “sedazione emotiva”, appaiono irresistibili.

    La mancanza di autoregolazione dei dipendenti non riguarda solo la sfera emotiva. Molti hanno difficoltà a rispettare gli impegni presi, a sopportare lo stress delle responsabilità lavorative, ad accettare i normali limiti della vita di coppia. Però, hanno uno spiccato bisogno di essere accuditi e guidati, temendo di non essere in grado di prendere buone decisioni. Sono insicuri senza la presenza del partner o di chiunque eserciti, su di loro, una qualche influenza.

    Tanti ex dipendenti da alcol, sostanze e gioco d’azzardo manifestano, in definitiva, una dipendenza affettiva nei confronti dei loro cari, come se avessero compiuto una “sostituzione”.

    eccessivo assorbimento Con il passare del tempo l’oggetto della dipendenza assume un ruolo centrale nella vita dell’individuo, lasciando spazio per ben poco altro. Ogni comportamento ed emozione vi ruotano attorno.

    Il dipendente ha sbalzi d’umore all’apparenza inspiegabili. I sintomi dell’astinenza possono renderlo scontroso e teso, cupo o depresso. Altre volte, al contrario, è euforico ed eccitato.

    Già mentre è al lavoro, di prima mattina, l’alcolista può contare i minuti che lo separano da quando potrà rilassarsi davanti a un boccale di birra. Il tossicodipendente, invece, può trascorrere ore a ragionare sul modo di trovare altri soldi per acquistare la sostanza. Il ludopatico, infine, può rimuginare sulle sconfitte, sulle vittorie sfiorate e sul sistema per arricchirsi o, almeno, per ripianare i debiti.

    Riuscire a considerare con lucidità i danni provocati dalle proprie azioni sarebbe troppo costoso in termini emotivi. Sia l’uso di sostanze, sia l’alcol, sia il gioco, anche se in modi diversi, sono porte aperte verso mondi in cui non si sente il peso della vita.

    problemi famigliari Per chi ha una dipendenza, le tensioni famigliari sono all’ordine del giorno. In parte ciò è dovuto agli effetti diretti della dipendenza: l’intrattabilità e gli sbalzi d’umore rendono le liti più facili. D’altra parte, i famigliari del dipendente sono sfiduciati. Sospettano di ogni sua parola, utilizzano il controllo, la coercizione e il sotterfugio per accertarsi che non finisca in brutti giri, che non commetta reati o non si indebiti in modo irrimediabile.

    Presto o tardi, vedendo che tutti gli sforzi sono vani, in genere fanno capolino le minacce. Se il tossicodipendente è un giovane, non di rado i genitori provano a imporre la comunità di recupero, un trattamento di disintossicazione o, per lo meno, il divieto di frequentare i luoghi di spaccio o quelle compagnie in cui l’uso della sostanza è assicurato. O, almeno, agitano lo spauracchio degli esami del sangue a sorpresa.

    Ai giocatori d’azzardo, invece, spesso i famigliari vietano di girare con contanti e carte di credito o fanno in modo di tenere sotto controllo il conto corrente. Molti mariti e mogli li pedinano per accertarsi che siano davvero al lavoro o in palestra, come avevano dichiarato. Oppure, a loro insaputa gli perquisiscono le tasche dei pantaloni o la borsa del lavoro alla ricerca di prove. In queste azioni vi è tutto il dolore, la paura, il senso d’impotenza e la rabbia causati dai comportamenti del dipendente, che sembrano del tutto sconsiderati.

    Le coppie in cui vi è un dipendente cronico, non di rado, finiscono con una separazione o un divorzio burrascosi.

    problemi economici Le dipendenze costano. Fra tutte, però, è quella da gioco d’azzardo a creare i dissesti finanziari peggiori. Non si contano le famiglie ridotte sul lastrico a causa dei debiti di gioco di uno dei componenti.

    Ludopatie anche brevi possono lasciare passivi di svariate migliaia di euro mentre tanti giocatori di vecchia data hanno un passivo così grande da essere non quantificabile.

    La “rincorsa delle perdite”, cioè il tentativo di recuperare giocando ancora, non fa che aggravare la situazione fino a che si rende obbligata la richiesta di aiuto a terzi. All’inizio sono amici e parenti a cui, se possibile, è tenuto nascosto il vero motivo del bisogno di denaro. Poi sono società finanziarie che, se concedono il prestito, lo fanno a interessi altissimi.

    I problemi economici possono anche essere una conseguenza dello scarso rendimento al lavoro. Alcol e droghe non aiutano di certo la volontà e anche il gioco d’azzardo, con tutte le energie che assorbe, sottrae motivazione e concentrazione. Così, le assenze si fanno più frequenti e i risultati peggiorano. L’esito, nel migliore dei casi, sono i ripetuti richiami da parte del superiore. I più sfortunati, invece, finiscono per essere licenziati, in un modo o nell’altro.

    © Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
     
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    Indagine Quaeris su gioco d'azzardo, per italiani più informazione e contrasto a illegalità


    di Adnkronos
    Roma, 30 set. (Adnkronos) - Più informazione che divieti, più misure contro l’illegalità, e ricorso all’introduzione di controlli e registri per contrastare la ludopatia. Sono queste le opinioni del campione intervistato da Quaeris, nell’ambito dell’indagine demoscopica dal titolo “Gli italiani e il gioco d’azzardo”. Quaeris, studio di ricerca sociale specializzata nel settore del marketing research, per conto del Milton Friedman Institute, ha intervistato 705 soggetti maggiorenni distribuiti in quattro aree geografiche italiane. Alla domanda rispetto alle misure più utili per contrastare il disturbo da gioco d’azzardo patologico, il 70,5% degli intervistati dà precedenza all’informazione e la prevenzione e solo il 29,5% predilige restrizioni e divieti. Quanto alla percezione della dimensione del fenomeno della ludopatia, alla domanda “Conosce personalmente giocatori d’azzardo patologici” il campione ha risposto sì al 33,3%. Di questi, meno della metà afferma di conoscerne uno (48,9%) mentre il 5,2% dichiara di conoscerne oltre 5. Oltre il 74% ritiene affidabile l’offerta di gioco legale da parte dei concessionari, mentre viene vista con favore l’introduzione di un controllo all’accesso e di un registro di autoesclusione per i giocatori problematici nella sale (81,8%). Rispetto alle priorità, individuate nel combattere il gioco patologico, migliorare le attività di informazione e prevenzione, e contrastare il gioco illegale, quest’ultima sembra avere la precedenza con 41,3% delle preferenze. L’indagine è stata presentata oggi a margine dell’incontro “Gioco legale la necessità di riordino” organizzato dall’istituto insieme con Associazione Italiana Esercenti Giochi Pubblici (EgpSipe), Sindacato Totoricevitori Sportivi e Federazione Italiana Tabaccai.

    30 settembre 2021 NOTIZIE tISCALI

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    Cassazione condanna per peculato un gestore che si è appropriato dei ricavi delle slot

    La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione conferma la condanna per peculato disposta nei confronti di un gestore delle slot che ha omessi di riversare i proventi dell’attività alla concessionaria di riferimento. La Corte ricorda che già le Sezioni Unite Civili nel 2020 hanno chiarito che integra “il delitto di peculato la condotta del gestore o dell’esercente degli apparecchi da gioco leciti di cui all’art. 110, sesto e settimo comma, T.U.L.P.S., che si impossessi dei proventi del gioco, anche per la parte destinata al pagamento del prelievo erariale unico (cd. “P.R.E.U.”), non versandoli al concessionario competente, in quanto il denaro incassato appartiene alla pubblica amministrazione sin dal momento della sua riscossione”.

    Passando al’esame del caso concreto, la Corte ricorda che “Il privato concessionario gestisce in via esclusiva un’attività propria dell’Amministrazione, rientrante nell’ambito di un monopolio legale, esercitandone i medesimi poteri pubblici. In un tale contesto, il concessionario procede alla raccolta di denaro tramite gli apparecchi collegati alla rete telematica della Pubblica Amministrazione, attività che assume carattere pubblico in forza del titolo di legittimazione alla giocata che rende lecito un gioco d’azzardo che, altrimenti, integrerebbe un’attività assolutamente vietata dall’art. 110 T.U.L.P.S”. Di conseguenza “Il soggetto al quale viene affidata dalla Pubblica Amministrazione la gestione della funzione pubblica del gioco lecito ed, in particolare, deputato istituzionalmente al maneggio di tale denaro pubblico, riveste obiettivamente il ruolo di agente contabile”. Nel caso in esame la società di gestione, “nella sua qualità di proprietario degli apparecchi, dotato delle competenze professionali e dell’organizzazione necessari per erogare i servizi connessi alla gestione del gioco lecito, non poteva considerarsi un semplice gestore di sale da gioco, ma il soggetto contrattualmente obbligato sia ad effettuare il prelievo delle somme contenute nell’apparecchio, che a versarne periodicamente gli importi concessionario”. lp/AGIMEG
     
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    ADM, Veneto: contrasto al gioco illegale, sequestrate 11 slot irregolari

    I funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in servizio presso l’Ufficio dei Monopoli per il Veneto, durante le attività di controllo sul territorio finalizzate al contrasto del gioco illegale, hanno effettuato nella stessa giornata tre distinte operazioni nelle province di Vicenza, Venezia e Padova.
    Nei tre esercizi controllati sono stati rinvenuti 11 apparecchi slot irregolari in quanto privi di collegamento alla rete e sprovvisti della scheda di gioco che permettono la trasmissione dei dati relativi alle giocate all’Agenzia. Si è proceduto al sequestro delle apparecchiature e alla contestazione delle violazioni previste dal comma 9 dell’art.110 del T.U.L.P.S. con la conseguente comminazione di sanzioni per oltre 50.000 euro. cdn/AGIMEG

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    CONTO RIASSUNTIVO TESORO: '2021, DAL GIOCO QUASI DUE MILIARDI'

    - Napoli: Adm e Carabinieri accertano raccolta abusiva di scommesse
    Nei primi otto mesi del 2021 gli incassi per entrate del bilancio dello Stato riconducibili alla categoria 'lotto, lotterie ed altre attività di giuoco' ammontano a 1,95 miliardi.
    Ammontano a quasi 2 miliardi di euro – 1.955.330.579,60, per essere precisi – gli incassi per entrate del bilancio dello Stato riconducibili alla categoria “lotto, lotterie ed altre attività di giuoco” fra il 1° gennaio e il 31 agosto 2021, secondo quanto riporta il Conto riassuntivo del Tesoro messo a disposizione dalla Ragioneria generale dello Stato.

    Scorrendo i dati, si vede che i proventi del Lotto per tale forbice temporale sono 796.456.846,84 euro mentre il prelievo erariale dovuto sugli apparecchi e congegni di gioco è pari a 635.867.039,35 euro.

    I proventi delle attività di gioco contribuiscono per 199.210.446,88 euro, la quota del 40 percento dell'imposta unica sui giuochi di abilità e sui concorsi pronostici per 201.953.830,91 euro e il diritto fisso erariale sui concorsi pronostici tocca quota 41.748.146,53 euro. La stessa categoria infine registra “altre entrate” per complessivi 80.094.269,09 euro.



    Passando alla categoria “proventi di servizi pubblici minori” il versamento di somme da parte dei concessionari di gioco praticato mediante apparecchi registra incassi per 1.473.343,30 euro, i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea 1.210.316.702,13 euro, i proventi derivanti dal gioco del bingo 620.228.026,12 euro, i proventi relativi ai canoni di concessione per la gestione della rete telematica relativa agli apparecchi da divertimento ed intrattenimento ed ai giochi numerici a totalizzatore nazionale 94.705.226,23 euro e infine la ritenuta del 6 percento sulle vincite del gioco del lotto 436.743.321,32 euro.


    fisco-lente-estesa

    fonte gioconews
     
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    LA DIPENDENZA DA GIOCO D'AZZARDO
    Tra le prime forme di “dipendenza senza sostanza” ad essere contemplate, il gioco compulsivo ha certamente attirato l’attenzione di molti studiosi, psichiatri ed esperti della comunicazione, che hanno cercato di tracciarne un profilo in modo da poter riconoscere il semplice appassionato da chi cerca di evadere da una situazione percepita come particolarmente pesante o intollerabile in famiglia, con gli amici, nelle relazioni sentimentali o in uno qualsiasi degli ambiti della vita della persona.

    Molto spesso il discrimine tra passione e dipendenza compulsiva vera e propria è rappresentato proprio da questa sottile differenza: l’appassionato ha vaste competenze in merito al gioco, sia esso d’azzardo classico o digitale, ed è capace di spaziare tra varie attività alternando senza alcun problema, con la propria volontà, il tempo trascorso dedicandosi all’attività ludica e quello dedicato alla cura personale o ad altri impegni.

    Nel caso di un vero e proprio ludopata (così è definito colui che non ha possibilità di controllare coscientemente i propri impulsi che lo spingono a sfogarsi sul gioco), questo meccanismo di filtraggio mentale viene completamente bypassato, iniziando a ritenere il gioco non più come un piacevole intrattenimento creativo, bensì come valvola di sfogo per qualsiasi problema, perdendo il vero senso di quanto sta accadendo, con cause certamente differenziate da persona a persona.

    La dipendenza da gioco è quindi costituita da un insieme di fattori spesso non analizzati a fondo, tendendo quindi a effettuare erroneamente “diagnosi di patologia” in soggetti appassionati che riescono a governare i propri impulsi. Il giocatore patologico è invece riconoscibile dall’atteggiamento distruttivo, dalla fiducia incondizionata nella sua fortuna e dal falso senso di invincibilità e di immunità ad ogni perdita, perpetuando un ciclo in cui anche la percezione di sé viene alterata in maniera significativa.


    PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA LA PAGINA


    DIPENDENZA DA GIOCO www.nogambling.it/ludopatia-centri-cura/
     
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    Rdc, Maserati e gioco d'azzardo: in Veneto denunciati 116 furbetti
    La guardia di finanza di Treviso ha denunciato 116 persone che hanno ricevuto indebitamente il Reddito di cittadinanza

    C’è chi ha comprato un suv della Maserati e chi ha speso tutto in lotterie e scommesse, qualcuno riuscendo anche a vincere oltre un milione di euro. La guardia di finanza di Treviso ha denunciato 116 persone per aver percepito illecitamente il Reddito di cittadinanza, per un importo complessivo di 700mila euro sottratti alle casse dello Stato. Lo riporta ‘Ansa’.

    Le indagini, effettuate in collaborazione con Inps e la Regione Veneto, hanno accertato come 25 dei soggetti coinvolti abbiano omesso di dichiarare all’Ente di previdenza alcune vincite al gioco, in alcune circostanze anche milionarie, condizioni in contrasto con i requisiti per ricevere il Rdc.

    È il caso di un 54enne disoccupato di Treviso che ha vinto 1,6 milioni di euro, o di un 48enne senza lavoro di Conegliano che ha incassato 500 mila euro. Altri soggetti sono risultati intestatari di conti di gioco online, usati regolarmente per scommesse sportive o partecipare a tornei di poker, mentre percepivano il Reddito di cittadinanza.

    In altri tre casi, i percettori sono risultati proprietari di auto immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta del sussidio, o di auto di cilindrata superiore a 1.600 cc o moto di cilindrata superiore a 250 cc, incompatibili con l’accesso al sostegno: come un soggetto che ha acquistato un suv Maserati “Levante” nonostante risultasse beneficiario del Rdc.

    Per 45 dei soggetti denunciati, causa della violazione è stata la mancanza dei requisiti di residenza, presupposto, con almeno 10 anni vissuti nel territorio italiano, per poter richiedere il sussidio.

    VirgilioNotizie | 07-10-2021 10:32

    il link dell'articolo e il video

    https://notizie.virgilio.it/treviso-rdc-ma...urbetti-1503371
     
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